L'oratorio di Lugano
Ticino e Grigionitaliano

Oratorio di Lugano: «Non solo un luogo, ma un’esperienza di vita»

«Gli sforzi organizzativi non sono che una parte: quando hai persone che ci mettono il cuore, in fondo hai tutto quello che ti serve». È con entusiasmo che don Emanuele Di Marco, direttore dal 2014 dello storico Oratorio di Lugano, guarda al lavoro svolto nelle ultime settimane dalla struttura sita in piazza San Rocco. Una realtà vivace, che il prossimo 6 aprile compirà ben 120 anni: «L’Oratorio – ci racconta don Di Marco – nasce ufficialmente il 6 aprile del 1902 per volontà di mons. Vincenzo Molo, mentre la Fondazione Maghetti mise a disposizione gli stabili. A parte qualche parentesi legata ai Salesiani, è sempre stato gestito da sacerdoti diocesani». Nel tempo si sono alternate figure di storici direttori che hanno dato un contributo rilevante: «Ancora oggi la gente ricorda con grande affetto il lavoro di don Domenico Galli, vicario della Cattedrale di S. Lorenzo, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, oppure il parroco della Cattedrale, mons. Arnoldo Giovannini, che ha segnato molto la pastorale cittadina. A questo si aggiunge quello dello storico direttore, Ferruccio Piffaretti, che ha custodito la struttura con amore e passione fino al 2014. Questa eredità che mi ha preceduto spesso mi ispira ancora nella scelta delle attività da proporre. Mio padre stesso è stato un frequentatore dell’Oratorio da giovane. Dai suoi racconti e da quelli di mons. Giovannini ho capito che più che essere un luogo, l’Oratorio è un’esperienza. Da qui l’importanza di tornare a offrire, come già prima della pandemia, anche occasioni di incontro spontanee, in forma ludica e ricreativa». Oggi, nel suo lavoro, don Di Marco è affiancato da un team di due sacerdoti: oltre a lui, don Gabriele Cimardi dell’Istituto Elvetico e don Aldo Aliverti, parroco della Cattedrale. «Ma non potremmo fare nulla – sottolinea – senza la cinquantina di volontari che quotidianamente ci affiancano. Regna, tra di noi, un vero e proprio spirito di famiglia, che ci contraddistingue». Il riferimento è alle tante attività di cui ancora oggi l’Oratorio si fa promotore. Da una parte, la ripresa delle normali attività, con il rallentare della pandemia, mantenendo però viva anche l’offerta online: è il caso del collegamento streaming offerto il martedì, «il Vangelo della Buonanotte», 10 minuti per pregare coi bimbi a partire da un Vangelo. Dall’altra, le attività in risposta all’attuale emergenza profughi. Per loro – la maggior parte donne e bambini – l’Oratorio ha deciso di organizzare, tre volte la settimana, un corso intensivo di italiano. Si parla di una novantina di profughi in tutto, che hanno aderito per il momento all’iniziativa. «Suddividiamo le persone, valutando chi è in grado di comunicare in un’altra lingua, ad esempio l’inglese, e affianchiamo loro un servizio di sostegno psicologico, per far sì che chi lo necessiti possa usufruirne», racconta don Di Marco. Infine, anche gli aiuti pratici: l’«Ape del cuore», iniziativa con la quale dal 2018 si raccolgono e distribuiscono beni di prima necessità per le famiglie luganesi, che si è aperta negli scorsi giorni anche ai bisogni dei profughi ucraini, recapitando loro, nel domicilio di fortuna da loro ricevuto, cibo e materiale necessario. In questo modo, l’Oratorio tiene fede a una missione che in parte, ci racconta don Di Marco, aveva già avuto con la Seconda guerra mondiale: «Mons. Giovannini mi raccontò di come ci si organizzò per andare a recuperare gli ebrei che giungevano sul confine, per poi offrire loro un alloggio sicuro. L’Oratorio è servizio di accoglienza, ieri come oggi. Per questo va anche tutelato».

La testimonianza del deputato Giancarlo Seitz

Da un campo di calcio al Gran Consiglio. Si potrebbe descrivere così il vissuto di Giancarlo Seitz, oggi deputato in Gran Consiglio, il cui percorso formativo inizia, oltre mezzo secolo fa, proprio dall’Oratorio di Lugano. Proveniente da una famiglia di umili origini, vi arriva dopo essere stato affidato, da bambino, alle suore del ricovero comunale di assistenza. È convinto che la presenza delle religiose, assieme all’Oratorio di Lugano, abbiano contribuito a dare alla Città un’inconfondibile conformazione, oggi purtroppo, soprattutto con il ritiro delle suore dalle opere assistenziali, andata un po’ perdendosi. Ma i ricordi rimangono. Rimangono, dell’Oratorio degli anni Cinquanta, le immagini vivide degli spettacoli con la filodrammatica; della storica palestra, luogo di incontro per i membri della Società Fides; le partite di calcio, cui presero parte anche ragazzi poi finiti a giocare in Nazionale. Assieme ai compagni di giochi di sempre, fedelissimi frequentatori dell’Oratorio, tra cui anche Giuliano Bignasca e Giovanni Cansani: «L’Oratorio era davvero al centro della vita sociale luganese», racconta. «Vi sperimentavamo una religiosità fatta di solidarietà e amicizia. Erano valori «vissuti». Non c’erano ragazzi poveri o ricchi; c’era, in Oratorio, solo «il ragazzo», da qualunque famiglia tu provenissi. Io stesso venivo da una famiglia povera; eppure, proprio sulla porta dell’oratorio, una volta mia madre, ispirata da questi valori, mi diede una lezione fondamentale. A un ragazzo altrettanto povero che si presentava sempre scalzo, decise di comprare, con i suoi pochi guadagni, un paio di scarpe azzurro acceso, nel vicinissimo negozio Bata. Capii, assieme all’aria che respiravo in Oratorio, cose che mi sarebbero tornate utili lungo tutta la mia carriera. E non sono stato l’unico. È un’intera classe politica a essersi formata ai valori dell’Oratorio. Sono ricordi che mi rimarranno per sempre e che ora riemergono con forza».

Laura Quadri


Pomeriggio di festeggiamenti

I festeggiamenti per i 120 anni dell’Oratorio, il 6 aprile, si svolgeranno secondo il seguente programma: alle 15 taglio della grande torta e merenda offerta, con giochi per i bambini; alle 17 aperitivo offerto con possibilità di visita alla mostra allestita per l’occasione. Ulteriori informazioni su oratoriolugano.ch.


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6 Aprile 2022 | 09:13
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