Colonia integrata "Unità di lavoro sociale" a Wildhaus
Ticino e Grigionitaliano

Da 50 anni la colonia di «Unità di lavoro sociale»: oltre i «limiti» per scoprire la bellezza della vita cristiana

di Federico Anzini

Una storia di fede e amicizia che dura da mezzo secolo. Il 2023 è un anno significativo per la colonia integrata dell’associazione «Unità di lavoro sociale» che accoglie persone portatori di handicap insieme con famiglie, bambine e bambini, ragazze e ragazzi di diverse età. «Per me è senza dubbio la vacanza più importante», ci confida Marta Cattaneo, 25 anni, di Tesserete. «I miei genitori si sono conosciuti e sposati in colonia, quindi io faccio colonia da sempre! Ora vado come monitrice. Sono stata così bene negli anni passati che non vedo l’ora di ritornarci. Ogni anno ritrovo i miei amici e queste due settimane mi danno la carica per tutto il resto dell’anno».

Per i primi due anni la colonia, alla quale partecipano da ottanta a cento persone, si è svolta a Milez (GR), in collaborazione con la parrocchia di Bioggio. In seguito si è trasferita a Schleuis (GR) ed è stata fondata l’associazione «Unità di Lavoro Sociale» che ha gestito in proprio le successive colonie, dal 1980 a Lenzerheide, in seguito in vari luoghi tra cui Sonogno e Saas Grund (VS), senza interruzione fino ad oggi. Da alcuni anni la colonia si svolge a Wildhaus (SG) e continua grazie alle persone della seconda generazione. I partecipanti sono così numerosi che si svolge in due turni di due settimane ciascuno.

«Ho iniziato ad andare in colonia quando avevo 14 anni. Mi è sempre piaciuta tantissimo, anche da ragazza – ci dice Linda Delcò, 19 anni, di Bellinzona – ma ora da monitrice mi piace molto di più perché si ha un compito preciso: aiutare la persona che ti è affidata. In uno dei miei primi anni da monitrice ho accompagnato una signora di 60 anni con la sindrome di Down. Lei non parlava e sorrideva poco. Ma cercando di coinvolgerla nelle tante attività divertenti che si facevano tutti insieme a volte sorrideva e questo mi riempiva di gioia. L’anno scorso ho aiutato una ragazza di 27 anni con un carattere molto difficile. Io che sono molto permalosa ho fatto inizialmente fatica ma poi con l’aiuto degli adulti di riferimento ho imparato a conoscerla ed è nato un rapporto intenso che mi ha fatto molto maturare. E’ cresciuta in me la consapevolezza che un limite, una difficoltà non ti determina. Anzi, solo guardando la realtà nella sua totalità, abbracciando anche le fatiche, si può essere veramente felici».

Un’esperienza affascinante, quasi irresistibile, un luogo speciale che attrae tantissimi giovani. «Non ero ancora nata quando è stata fatta la prima colonia – afferma Anna Keller-Janet, 26 anni, docente di sostegno alle scuole medie – ma quello che ho avuto modo di scoprire in questi anni, cominciando anche a prendere qualche responsabilità organizzativa, è che il fondamento di questa colonia sia sempre rimasto lo stesso in 50 anni: la gioia di donare il proprio tempo per gli altri e di condividere le giornate con gli amici, di accompagnarsi nella quotidianità e di sperimentare la bellezza di una vita cristiana. Ogni anno mi trovo stupita nel riscoprire che non si tratta solo di un luogo umanamente arricchente, ma anche fruttuoso: in colonia nascono profonde amicizie, ci si innamora, sono stati fatti battesimi e matrimoni. È infatti qui che ho conosciuto Matteo che sarebbe poi diventato mio marito. Quest’anno portiamo per la prima volta nostro figlio Agostino di 3 mesi».

«Il successo della colonia corrisponde all’esperienza di fede delle persone e la garanzia oggettiva dell’unità tra di noi è Gesú Cristo», affermava don Eugenio Corecco che aveva incoraggiato e sostenuto fin dall’inizio questa esperienza (leggi anche la testimonianza di Dani Noris). Infatti l’unità è la condizione per la costruzione di luoghi educativi, è la norma pedagogica del cristianesimo. La forza della colonia sta nel far emergere la capacità educativa della comunità. »La colonia è un luogo educativo – continua Anna – perché siamo chiamati ad accogliere delle persone con un limite evidente ma di andare oltre ad esso, non nel senso di evitarlo ma di guardare al di là per entrare veramente in rapporto con loro. Non si tratta di un atto di buonismo, è come io vorrei essere guardata tutti i giorni da mio marito e mio figlio: al di là delle mie incapacità o capacità, ma essere solo voluta bene. Educativo perché ci insegna a donare il proprio tempo e i gesti quotidiani, anche quando non vorremmo, per rendere le giornate insieme più belle. Educativo perché quello che ci viene chiesto, dal stare con un ospite al lavorare in cucina, ci fa fiorire: ho scoperto in questi anni che mettersi a disposizione per gli altri, con gratuità (ovvero senza un tornaconto), è difficile ma prezioso, ed è qualcosa che desidero portare in famiglia, mostrare a mio figlio. Infine, educativo perché cristiano: ci è proposto un cammino di fede, attraverso la compagnia di preti, la lettura di testi e l’ascolto di testimonianze sul «limite» che troviamo negli altri ma che scopriamo anche in noi stessi, ma anche affidando le giornate al Signore perché le custodisca, ci accompagni e ci unisca. Per me la colonia è come le fondamenta di una casa, della mia casa».

Colonia integrata «Unità di lavoro sociale» a Wildhaus
9 Agosto 2023 | 16:06
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