È prevista per l'autunno la pubblicazione del Nuovo Messale.
Ticino e Grigionitaliano

Nuovo Messale italiano: un commento

Molte le novità del messale oltre alla formula del Padre Nostro. Nel Confesso arriva la formula «fratelli e sorelle». E il prete dirà: «Scambiatevi il dono della pace». Un nuovo saluto finale: «Andate e annunciate il Vangelo del Signore».

Su Facebook don Giorgio Paximadi, pubblica questo commento:

Vorrei mettere un po’ di ordine sulla questione, peraltro ben nota, della traduzione, nel «nuovo» Messale italiano, del testo del Gloria «et in terra pax hominibus bonae voluntatis». Il testo italiano precedente ricalcava il testo latino e rendeva «e pace in terra agli uomini di buona volontà», lasciando intendere che la pace sia destinata agli uomini che hanno buona volontà, secondo il significato della frase idiomatica italiana. Il testo latino e anche greco dell’inno, con varianti, è già presente nel III sec. e forse anche nel II, e, nel suo incipit, deriva chiaramente da Lc 2,14. La Volgata di S. Girolamo, per tradurre εἰρήνη ἐν ἀνθρώποις εὐδοκίας (eirene en anthropois eudokias) riprende quindi una tradizione più antica, che calcava il testo evangelico in modo troppo letterale, così da prestarsi ad equivoci, soprattutto se tradotto a sua volta in una lingua moderna. La parola «eudokia», infatti, è un modo frequente, anche se non l’unico, con cui la LXX, l’antica traduzione greca dell’Antico Testamento, che costituisce la Bibbia di riferimento del Nuovo Testamento, traduce la parola רָצוֹן rāṣôn o il verbo correlato רָצָה rāṣāh, che significa «benevolenza», «compiacimento», nella maggioranza dei casi con Dio per soggetto, al punto di diventare un termine tecnico per indicare il gradimento di Dio nei confronti dei sacrifici. Il termine può anche essere riferito ad esseri umani, ma sempre nello stesso senso di «benevolenza» che qualcuno ha nei confronti di qualcun altro. Eudokia poi, nella LXX non è usato se non per tradurre il sostantivo rāṣôn o il verbo rāṣāh. Nel Nuovo Testamento delle 9 occorrenze del termine, 8 indicano la benevolenza di Dio o di un essere umano e solo in 2 Ts 1,11 si trova qualcosa di simile all’espressione italiana «buona volontà». È chiaro, dunque, che la frase greca, e quindi il corrispettivo latino, tanto nel testo del Vangelo di Luca che nell’inno liturgico, deve essere tradotta con «pace agli uomini (oggetto) di compiacimento (da parte di Dio)». La nuova tradizione liturgica, «pace agli uomini amati dal Signore», per quanto non letterale, sembra accettabile. È vero che «compiacersi» non è immediatamente «amare»: vi si aggiunge un elemento emozionale assente nel testo greco, ed anche la resa passiva della frase non vi corrisponde perfettamente; penso tuttavia che si tratti di licenze sopportabili, dovute soprattutto alla necessità di assicurare la cantabilità del testo sulle melodie esistenti. Come si vede, il rischio paventato da alcuni che la scomparsa della «buona volontà» corrisponda ad un indulgere alla «sola gratia» luterana non è veramente fondato. Anzi sono forse gli uomini «di buona volontà» ad avere un sapore vagamente pelagiano.

È prevista per l'autunno la pubblicazione del Nuovo Messale.
11 Dicembre 2020 | 10:01
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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