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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (24 settembre 2025)
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  • Mons. Grampa con la fondazione «Nuovo Fiore in Africa»: essere «pellegrini di speranza» nel Capodanno etiope

    di mons. Pier Giacomo Grampa*

    Capodanno insolito in Etiopia nella settimana dal 6 all’11 settembre, quando il giorno 11 si inaugurava, secondo il calendario etiope, l’anno 2018, felici di avere guadagnato 7 anni di vita!

    Gli etiopi, infatti, popolo di civiltà secolare, al di là della loro povertà, restano legati alle tradizioni ataviche sia nel contare le ore del giorno, che per loro inizia alle 6 del mattino e termina alle 18 del pomeriggio, quanto per contare i mesi dell’anno, ben 13, provocando questo distacco tra il loro calendario copto antico e quello universale, che incide sulla data di tutte le feste cristiane.

    Un gruppo di sei persone, aderendo a una iniziativa della Fondazione «Nuovo Fiore in Africa», hanno trascorso una settimana in Etiopia, accompagnando il presidente della Fondazione Riccardo Braglia per una visita di controllo, di verifica, di raccolta dati, di confronto con gli abitanti locali, in una veloce, ma puntuale rassegna di una dozzina di istituzioni «missionarie», sostenute dalla Fondazione.

    Dopo una sosta a Bole dove è sorto per iniziativa della Fondazione un complesso scolastico dalla scuola dell’infanzia al liceo con oltre due mila di studenti, la prima impegnativa visita fu a Zway presso strutture salesiane per prendere atto delle nuove necessità di chi è impegnato ormai da più di 30 anni con iniziative educative e altre sorte di recente come a Dida e Hobe.

    A Zway è attivo da oltre un anno un progetto di women’s empowerment per dare una educazione di base e formazione professionale alle ragazze madri abbandonate e spesso abusate. La Fondazione sostiene corsi di formazione professionale con le suore salesiane in Etiopia e Sud Sudan.

    Interessante la collaborazione con lo Stato Etiope che affida la gestione totale di una scuola di 2’000 studenti a suore salesiane, senza finanziamento pubblico e dando fiducia al loro lavoro per conoscere gli sviluppi possibili delle loro offerte educative, che devono rispettare il curriculum pubblico.

    Da Zway ci siamo trasferiti a Hosanna dove abbiamo partecipato alla festa di un nuovo complesso scolastico gestito da frati Cappuccini con un clima vivace, ammirando la partecipazione sciolta e sicura degli allievi. A ricordo dell’evento sono stati piantati una decina di alberi in attesa che sia completato il terzo edificio per il liceo e come protezione da sguardi indiscreti degli edifici circostanti. Il giorno seguente siamo saliti per una suggestiva strada di montagna fin oltre i duemila metri su percorsi disagevoli per visitare due «cliniche» gestite dalle suore francescane e discutere dell’eventuale istituzione di una scuola per infermiere, di cui si sente la necessità non solo da noi, ma anche in un Paese dove non mancano le persone interessate, ma necessitano di una preparazione più rigorosa.

    Il giorno dopo siamo ripartiti per Addis Abeba dove ci attendeva l’inaugurazione di un pozzo per l’acqua nella struttura di accoglienza per ragazzi salvati dalla strada, «Bosco Children», e formati con una varietà di lavori nelle più svariate professioni, in libertà ma anche rigorosa serietà. Fu un momento di intensa e viva commozione.

    Dopo aver partecipato ad un incontro con rappresentanti dell’università Bocconi di Milano per prendere conoscenza dell’offerta per la scuola di Bole di borse di studio, in vista di un proseguimento degli studi universitari, abbiamo visitato una nuova struttura con 32 posti per ragazze madri. Toccanti le otto storie ascoltate da giovani donne presenti con i loro bambini, nubili, vedove o abbandonate dai mariti con racconti esposti con commozione e aperta sincerità. Con loro abbiamo condiviso il pranzo e la festa con canti e danze. Mentre in altre parti del mondo gli uomini si uccidono tra loro senza riguardo e senza pietà per bambini innocenti, lì si viveva un diverso rapporto di ascolto, confidenza ed aiuto con lo scambio di doni semplici, ma tanta accoglienza. Era il Capodanno etiope!

    Per tenere viva la speranza

    Nessuna parata militare, nessuna sfilata di truppe in divisa, nessuno sfoggio d’armi, di macchine da guerra e soprattutto nessun discorso di opportunità per non dire opportunismo. Gesti spontanei e intensi colloqui con le persone coinvolte a costruire una presenza viva di accoglienza, di generosità, di servizio, in regioni che conoscono il bisogno, le difficoltà del vivere, i problemi quotidiani della casa, della fame, dell’educazione, della giustizia e della libertà, della guerra, delle malattie e della morte. Tutte queste iniziative non compensano certo le violenze, gli sfregi, gli orrori che si combattono in altre parti del mondo, ma tengono viva la fiamma della speranza, rendono presenti altre strade per il vivere sociale, danno concretezza al motto del Giubileo: «Pellegrini di Speranza», nel Capodanno etiope.

    *vescovo emerito della Diocesi di Lugano, membro della Fondazione di «Nuovo Fiore in Africa»

    La Fondazione e i suoi progetti

    La Fondazione «Nuovo Fiore in Africa» promuove l’insegnamento e la formazione professionale nei giovani, in particolare in Etiopia, Sud Sudan, Gabon, Congo, Ghana, Tanzania, Togo e Madagascar. Finanzia strutture scolastiche esistenti e nuove, promuovendo l’apprendimento di quelle specifiche professioni utili alla popolazione locale.

    Per le donazioni: Fondazione «Nuovo Fiore in Africa», via Pian Scairolo 14, 6915 Pambio Noranco, CH64 0024 7247 1111 2501 N.

    Info: nuovofioreinafrica.org.

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