L’arte lombarda da Arogno all’Europa grazie a diverse generazioni di artisti ticinesi
«I maestri di Arogno. Architetti e scultori del Duecento dalla Toscana alle Alpi». Si intitola così il nuovo numero di «Arte e Cultura», il trimestrale edito dalla Fontana Edizioni e diretto da Giorgio Mollisi. Al centro di questa nuova pubblicazione, per la prima volta viene messa in luce la perizia tecnica, l’abilità artistica e scultorea degli artisti arognesi approdati nel Duecento in vari luoghi d’Europa, per portare la loro arte. Con una particolarità: le oltre 300 pagine del volume sono, in realtà, il frutto di uno studio trentennale condotto dal professor Valerio Ascani dell’università di Pisa, che ha deciso di rendere pubbliche le sue ricerche.
Professor Ascani, come è nato l’interesse da parte sua per il tema? «Ho iniziato a studiare l’opera degli architetti-scultori provenienti dall’area dei laghi di Como e di Lugano da giovane ricercatore di storia dell’arte, poiché non concordavo con la valutazione negativa data allora di questi artisti. Ricordo che uno dei miei docenti mi rimproverò perché studiavo quelli che lui definiva dei semplici artigiani. Tuttavia, con il tempo, grazie a un paziente lavoro di ricostruzione, le loro figure hanno potuto riprendere forma».
Può riassumerci i luoghi in cui troviamo maggiormente testimonianza dell’arte arognese, in Italia e nel mondo? «Le opere dei rami familiari provenienti in particolare da Arogno comprendono alcuni dei principali monumenti religiosi del romanico italiano, come molte delle chiese di Lucca, dallo splendido duomo di marmo bianco riccamente ornato, al portale di San Giovanni o alla facciata di San Michele, o parte del battistero di Pisa, e ancora il duomo di Prato, il pulpito della chiesa di San Bartolomeo a Pistoia o quello del duomo di Barga, sino alla decorazione del duomo di Trento e della Marienkiche di Salisburgo».
Perché è venuta a crearsi, secondo lei, proprio ad Arogno questa fiorente generazione di scultori e architetti? «Nel primo capitolo della rivista si cerca di dare una risposta a questa domanda. Diciamo che la disponibilità di ottima pietra da taglio e le antiche conoscenze delle tecniche per lavorarla sin dall’epoca romana hanno favorito la nascita di un’area di eccellenza tra il Ceresio e il Lario, e con il tempo questo ha consentito la formazione di botteghe familiari che sono state poi chiamate a lavorare in regioni italiane ed europee anche lontane».
Cosa l’ha dunque spinta a collaborare con «Arte e Cultura» per questo nuovo numero? «Come dicevo, si ha nel Duecento una serie di nuclei familiari di maestri di Arogno al lavoro in differenti città, dalla Toscana alle Alpi. La loro cultura artistica e il loro stile risultano sempre molto riconoscibili , a tal punto da meritare, per la prima volta, questo studio monografico a loro interamente dedicato, che rende giustizia a diverse generazioni di creativi artisti, che finalmente tutti possono riscoprire». (L.Q.)