«La vocazione? Fiorisce dall'ascolto e si concretizza in mezzo alla gente»

Mi accolgono con tanto entusiasmo, nel bel mezzo di una festa di compleanno. Sono i 9 ragazzi che vivono oggi nel seminario diocesano San Carlo, tra cui Nathan, Stefano e Davide che il 1. giugno verranno ordinati diaconi, assieme a Giuseppe del Seminario Redemptoris Mater di Melano.

La prima cosa che mi mostrano è l’invito cartaceo che hanno preparato per parenti e amici; sopra una frase dal Libro di Samuele: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta». Chiedo subito cosa significa: «L’abbiamo scelta – ci rivela Nathan, 26 anni, del Locarnese – perché la prima cosa a cui ci sentiamo chiamati è l’ascolto. Come si sa, tra i compiti del diacono c’è quello di proclamare la Parola di Dio. Ma come si può annunciare un messaggio se non lo si ascolta prima?».

Ma che cammino di vita ha fatto Nathan per sentirsi chiamato a questo «ascolto»? «Fin da piccolo nutrivo una forte attrazione per tutto ciò che è sacro: gli edifici sacri, ma anche la figura del prete, nella quale mi calavo giocando a «celebrare Messa». Attraverso studi umanistici ho poi approfondito questo iniziale impeto: ho capito per davvero cosa significava avere fede. È allora che mi si sono fatte incontro delle persone chiave per il mio percorso: alcune persone che, appunto, hanno saputo ascoltarmi. Ho imparato l’ascolto perché qualcuno a sua volta mi ha accolto».

Con la stessa gratitudine ci parla Giuseppe, 32 anni, di Trieste: «Sono grato a Dio, perché ricevere il diaconato è per me la conferma che Dio è fedele: ha portato a compimento la chiamata».

Ma, oltre a figure del presente, il cammino dei futuri diaconi è costellato anche dalla presenza di Santi del passato: «Per me – ci rivela Stefano, milanese, 30 anni – è stata una figura molto illuminante «il Curato d’Ars della Lombardia», il beato Serafino Morazzone di Chiuso». Stefano la sua vocazione l’ha sentita dentro fin dalle elementari e per di più ha avuto la fortuna di poterla condividere in famiglia: da un anno, suo fratello gemello è diventato sacerdote. «Anch’io giocavo a dir Messa. Ma forse ciò che mi ha aiutato di più è stato passare dall’intuizione iniziale alla concretizzazione. L’accompagnamento è fondamentale».

Una concretezza che è poi essenziale avere anche nella formazione. «Ci si prepara al sacerdozio con la preghiera ma anche studiando. Oltre i corsi alla Facoltà di Teologia di Lugano, riceviamo una formazione interna al seminario, circa l’importanza dello studio, della vita comunitaria, della preghiera. Inoltre, di anno in anno ci vengono proposte delle esperienze concrete, come il servizio in Cattedrale, presso una parrocchia, o in un oratorio».

Il 1. giugno l’ordinazione diaconale si terrà in Cattedrale alle 9.30. Nathan ci lascia con un messaggio per i suoi coetanei: «Ai giovani direi: conoscete voi stessi attraverso Cristo; questa è la via per la felicità». 

Laura Quadri

Nathan Fedier (a sinistra) e Stefano Bisogni (destra), candidati al diaconato.
25 Maggio 2019 | 14:00
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