La Curia di Milano: «Ecco perché la Chiesa prega per Dj Fabo»

di ANDREA TORNIELLI

«Un gesto di compassione cristiana e di preghiera. Sarebbe triste se si speculasse su questo…». Don Davide Milani, responsabile della comunicazione della diocesi di Milano e portavoce del cardinale Angelo Scola, definisce così la decisione del parroco della chiesa di Sant’Ildefonso, che venerdì sera ospiterà un momento di preghiera per Dj Fabo come richiestogli dalla madre dell’artista morto suicida in Svizzera. Il parroco, don Antonio Suighi, sarebbe stato disposto anche a celebrare una messa di suffragio, come avviene quotidianamente per ricordare i defunti, ma la famiglia ha preferito l’incontro di preghiera spiegando che una messa non sarebbe stata nelle corde del Dj scomparso. Sulla vicenda della morte di Fabiano la diocesi ambrosiana era intervenuta nei giorni scorsi con un articolo del vescovo ausiliare Paolo Martinelli, che aveva scritto: «Ciò che mette profondamente a disagio è la strumentalizzazione di un tale dramma umano per diffondere sostanzialmente una cultura di morte».
Don Milani, che significato ha questo gesto della parrocchia?
«Esprime il desiderio di quella comunità cristiana di essere vicina a questa madre che ha perso un figlio e a tutti coloro che sinceramente soffrono per la sua morte. E insieme pregare per il defunto».

È un fatto nuovo questo pregare per chi si è tolto la vita?
«No, da sempre la Chiesa prega per i defunti. La commemorazione dei fedeli defunti è uno dei momenti nei quali le chiese si riempiono maggiormente, segno di come questo legame con chi non c’è più interpella e interroga tutti».

Che legame c’è tra quella parrocchia e Dj Fabo?
«In quella chiesa Fabiano è stato battezzato, ha fatto catechismo e ha ricevuto gli altri sacramenti. E ha anche fatto pallavolo con la società parrocchiale. Un legame c’è».

Questo momento di preghiera rappresenta in qualche modo un giudizio sul fatto accaduto, sul suicidio assistito avvenuto in Svizzera?
«Stiamo ai fatti: c’è una madre che ha perso un figlio dopo una lunga storia di sofferenza. Viene in chiesa e chiede di pregare per suo figlio. Non vedo novità e non vedo quali potrebbero essere».

Le ho chiesto del giudizio…
«Il giudizio che esprime la Chiesa con questo gesto di preghiera è di affidare Fabiano alla misericordia di Dio, come fa sempre con tutti i defunti. Ma la posizione della Chiesa sull’eutanasia e il fine vita non cambia».

Teme che vi siano strumentalizzazioni?
«Basta leggere i giornali e le notizie che sono seguite a quella morte per rendersene conto. Basta guardare anche a come reagiscono alcuni alla notizia di questo momento di preghiera, come se si trattasse di qualcosa di nuovo o di rivoluzionario. Non sono funerali e non è nemmeno una messa di suffragio, ma è la risposta positiva a una richiesta esplicita della mamma di Fabiano. Sarebbe triste se si speculasse su un gesto di compassione cristiana e di preghiera».

L’arcivescovo Scola è d’accordo con l’iniziativa del parroco?
«Il parroco ha condiviso la sua decisione di celebrare questo momento di preghiera prima con il vicario generale e poi con il cardinale, che è d’accordo».

Questo articolo è stato pubblicato nell’edizione odierna della Stampa

7 Marzo 2017 | 11:59
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