Verscio, particolare di un affresco
Cultura

La chiesa di Verscio, quando i secoli accumulano bellezza

Per un approccio davvero particolare alla parrocchiale di Verscio, sarebbe forse opportuno percorrere i sentieri pedestri che collegano Losone, Golino e il ponte dei Cavalli, e cercare di scorgere, al di là della Melezza, la maestosa mole di questa chiesa, una fra le più eleganti del Cantone. La guida «Il Sacro del Ticino» ha ben scelto di sottolineare questa chiesa che costituisce il fulcro della vita religiosa delle Tre Terre di Pedemonte.

San Fedele è stata la chiesa principale da cui, fra Sei e Ottocento, si staccarono Tegna e poi Cavigliano, oggi riunite in un Comune unico, ma ancora gelose delle proprie memorie storiche ed artistiche. A fare da trait-d’union fra questi paesi è la comune storia di emigrazione verso le maggiori città italiane, che ebbe come riflesso l’unione degli emigranti in gruppi di benefattori che adornarono in ogni modo le chiese locali. La continuità di questo flusso di generosità toccò il suo culmine nel 1743, quando gli abitanti di Verscio decisero di costruire una nuova chiesa, pur conservando il coro della chiesa antica, quasi un unicum.

Entrando nella chiesa, a destra si può accedere al citato coro duecentesco. Il riferimento è agli affreschi del Duecento -delle teste di apostoli e un’ultima cena- e soprattutto ai magnifici affreschi tardogotici di Antonio da Tradate e bottega. Un vero e proprio gioiello, stilisticamente prossimo ai cicli di Palagnedra e Ronco sopra Ascona, che testimonia la grande attività di questa bottega d’arte ma anche l’attenzione per il bello della nostra gente, in epoche tutt’altro che facili. La volta del coro è ricca di immagini, dal Cristo in Maestà agli evangelisti, rivestiti da ricchissime vesti, quasi dei paramenti ricoperti da citazioni evangeliche. Notevoli anche i profeti, cinti da tondi sull’arco trionfale. Tornando nella chiesa, nella prima cappella di destra, lo sguardo va al dipinto settecentesco di scuola bolognese che ritrae la Madonna di Montenero, patrona dei citati benefattori di Livorno, che lavoravano in primis come facchini al porto, passandosi di generazione in generazione questi preziosi posti di lavoro.

Sull’altare della Madonna del S. Rosario trionfa invece una pala raffigurante il patrono San Fedele, opera del locarnese Giuseppe Antonio Felice Orelli, del 1768 .

Al Novecento, invece, si riferiscono il portale laterale di Remo Rossi e il Cristo in Croce dello spagnolo Vaquero Turcios, che testimoniano la sensibilità dell’allora parroco don Agostino Robertini, grande amante della storia dell’arte.

Da vedere in zona: le parrocchiali di Ronco e Palagnedra, le chiese di Ascona (Santi Pietro e Paolo e Madonna della Misericordia, a Locarno Santa Maria in Selva).

(C.G.)

Verscio, particolare di un affresco
28 Luglio 2019 | 05:20
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