Mons. Mourad. Foto di archivio.
Internazionale

Jacques Mourad diventa vescovo di Homs in Siria: dal rapimento da parte dell'Isis all'episcopato

La missione? Portare carisma ed esperienza «del monastero di Mar Mousa» e alimentare «la vocazione all’accoglienza, all’ospitalità, alla preghiera» che in questa diocesi «è mancata» negli ultimi anni. Ha un tono pacato e riflessivo, ma deciso il neo arcivescovo di Homs, Jacques Mourad, di cui il 3 marzo 2023 si celebra l’ordinazione episcopale per una festa comunitaria di tutti i cristiani siriani. Così si esprime all’Agenzia Asianews facendo il punto sul suo percorso di monaco nel monastero dello scomparso per rapimento e mai più ritrovato padre Paolo Dall’Oglio. Il territorio – dice Mourad che ha sua volta venne rapito nel 2015 dall’Isis – deve «tornare a vivere come una famiglia, come un nucleo di preghiera», compito gravoso per una città che «per anni è stata abbandonata» e privata di «sacerdoti permanenti» perché «solo tre su 12 erano celibi», mentre gli altri sono preti sposati che «la sera tornano nelle loro case». Oggi «siamo in quattro a vivere stabilmente» nel vescovado, organizzando la struttura e allestendo camere per «accogliere ospiti» come avviene in questi giorni.

Da monaco a vescovo dopo il rapimento del 2015

Nel gennaio scorso p. Mourad, 54enne monaco siro-cattolico, è stato eletto arcivescovo della diocesi di Homs, Hama e Nebek in Siria, mentre l’ordinazione e l’insediamento si terranno domani alla presenza di personalità ecclesiastiche e fedeli. Egli è legato al rapimento subito nel 2015 per mano dello Stato islamico (SI, ex Isis) assieme a un nutrito gruppo di parrocchiani. Nato ad Aleppo e formatosi sul piano liturgico in Libano, dopo aver conseguito la Licenza ha fatto il suo ingresso nella comunità monastica di Deir Mar Musa, dove è ordinato sacerdote nel 1993. Dal 2000 al 2015 è stato incaricato del convento di Mar Elian (non distante Mar Musa, la comunità fondata da padre Paolo Dall’Oglio) e della parrocchia di Qaryatayn, nella quale ha avuto luogo il suo sequestro. Egli ha raccontato i cinque mesi di prigionia e la liberazione «coraggiosa» nel libro «Un monaco in ostaggio. La lotta per la pace di un prigioniero dei jihadisti»: una fuga dopo settimane di minacce, violenze, tentativi di conversione e una esecuzione simulata.

Homs in Siria: una diocesi complessa

P. Mourad ha trascorso le giornate di «confusione» che lo hanno avvicinato all’ordinazione con una grande «pace interiore», anche se la nomina rappresenta «un grande cambiamento e una forte responsabilità». Homs è una diocesi «complessa», colpita dagli anni di guerra, ma a dispetto delle difficoltà «la gran parte dei cristiani» è rimasta garantendo «stabilità». I parrocchiani «sono contadini – aggiunge – con un legame profondo con la loro terra» che aiuta ad affrontare «paure, pressioni, povertà: in questo vi è grande fedeltà», sentimento «che io stesso ho sperimentato durante la prigionia». Con decine di loro ha vissuto i mesi nelle mani dell’Isis «correndo il rischio di essere uccisi»; «questo coraggio» che tutti hanno mostrato di «testimoniare la fede è un segno forte», che fa pensare di essere «veramente figli dei primi cristiani» anche davanti alla prospettiva del martirio. 

Dopo due anni e mezzo di attesa, Homs torna ad avere un pastore a tempo pieno e si respira «aria di rinnovata speranza» dopo essersi sentiti «a lungo abbandonati». Il vescovo è «simbolo stesso della presenza della Chiesa» sul piano pastorale, per gli aiuti, per un sostegno umanitario, per la celebrazione dei sacramenti e per un valore legato «alla tradizione». «Posso dirmi fortunato – prosegue – perché i sacerdoti sono giovani, il loro contributo alla missione è grande, possiamo organizzare il lavoro con spirito di sinodalità» come chiede papa Francesco. Una delle priorità è proprio il «rinnovamento della loro formazione teologica e biblica», per rafforzarli «nel cammino pastorale» aiutando al tempo stesso le famiglie «a vivere con dignità, quando ancora oggi la pressione della povertà è insopportabile». 

La mobilitazione per le vittime del sisma

In questi giorni la Chiesa di Homs è mobilitata per inviare aiuti alle vittime del sisma del 6 febbraio nei centri più colpiti, come Latakya e Aleppo. «Vi è in questo senso – racconta p. Mourad – una bella collaborazione fra Chiese, un ecumenismo di fatto con ortodossi e protestanti». Anche nei momenti più drammatici, avverte, vi è la mano «della provvidenza» che alimenta «la nostra azione». Essa favorisce l’incontro e il confronto con il mondo musulmano, soprattutto in questa terra in cui parte della missione è «aprirsi alle altre comunità religiose» nello spirito e secondo i dettami di p. Dall’Oglio, di cui a luglio ricorrono i 10 anni dalla scomparsa. «Dobbiamo essere – conclude – al servizio della convivenza, del dialogo e diventare un esempio per tutta la Siria». 

fonte: asianews/red

Mons. Mourad. Foto di archivio. | © diocesihoms
3 Marzo 2023 | 13:54
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