Al centro, con la bandiera: Rosita Il Circolo della Gioventù femminile di Minusio nel 1940. Portabandiera è Rosita Genardini.
Ticino e Grigionitaliano

Il coraggio delle donne è ora scritto nero su bianco

I primi 100 anni dell’Unione femminile cattolica ticinese sono ora raccontati in un libro, scritto e curato dal giornalista Luigi Maffezzoli, attuale presidente dell’Azione Cattolica Ticinese. Il pretesto è stato, appunto, la ricorrenza caduta nell’autunno dello scorso anno. «Ma la ragione fondamentale era che delle donne cattoliche non si è mai parlato», ci spiega l’autore. «Nei vari lavori di ricostruzione storica fatti da studiosi autorevoli le donne non sono citate. Era venuto il momento di rendere giustizia ad una categoria dimenticata che è stata fondamentale nella crescita della società ticinese». Spulciando l’ampissimo e prezioso materiale d’archivio dell’Unione femminile è stato possibile ricostruire il mosaico di un movimento che ha avuto quale filo conduttore il coraggio e la determinazione delle donne nel loro tempo. Non a caso il libro è dedicato proprio a loro. Ma come ha preso forma l’Unione femminile cattolica ticinese? «Grazie ad un cambiamento di mentalità nelle giovani donne cattoliche di inizio Novecento che, contemporaneamente, ognuna nei propri paesi, hanno iniziato a ritrovarsi perché sentivano il bisogno che il messaggio cristiano riuscisse a cambiare gli altri, le coscienze di altre donne e cambiare anche la società del tempo», ci spiega Luigi Maffezzoli. «Stiamo parlando di anni e di decenni in cui le donne non venivano considerate né dal punto di vista sociale, né da quello ecclesiale, né da quello politico. Il loro ruolo esclusivo, era quello di accudire la famiglia. Queste ragazze hanno iniziato a prendere coscienza che era necessaria anche un’azione di tipo solidale verso altre donne meno fortunate. La scintilla che ha favorito ciò che stava comunque nascendo è stata la creazione a Mendrisio, nel 1914, della rivista «Vita Femminile», diretta da una giovane donna, Concettina Croci, fatto inaudito a quel tempo». Da qui, grazie anche al sostegno dell’allora vescovo Aurelio Bacciarini, che ne intuì l’importanza, è nato il desiderio di riunire i vari gruppi presenti in tutto il Ticino nell’Unione femminile cattolica ticinese, una branca dell’Azione Cattolica, il cui atto costitutivo ufficiale riporta la data del 24 ottobre 1920. L’associazione ha accompagnato i vari momenti storici: ad esempio, agli inizi, è stata vicina alle giovani che dovevano lasciare le valli per andare a lavorare nelle città, e più avanti, a partire dagli anni Trenta, nella rivendicazione e nella difesa del diritto di voto per le donne, riconosciuto poi nel 1971, nella rinascita dell’Azione Cattolica negli anni Settanta, nella quale il ruolo essenziale l’ha avuto proprio il coraggio e la determinazione delle donne cattoliche, convinte dell’importanza dell’impegno laico nella Chiesa. Ilda Rossi, Dionigia Duchini, Rosita Genardini, provenienti dalle file dell’Unione femminile cattolica ticinese, insieme ad altre 8 donne, furono le prime elette in Gran Consiglio, nel 1971. L’attenzione dei confronti di quello che alle donne mancava ha da sempre contraddistinto l’operato dell’Unione femminile. «Ad esempio, l’impegno nel formare altre donne per diventare protagoniste nella società e nella Chiesa, anche in un lungo periodo in cui la formazione delle donne non godeva di considerazione, è sempre stato al centro dell’attività dell’Unione femminile». Qual è lo sguardo dell’Unione femminile sul ruolo della donna nella Chiesa? Ancora oggi l’Unione femminile ripercorre fedelmente la strada di chi l’ha preceduta, sottolinea Luigi Maffezzoli. «Nell’ultimo decennio l’UFCT, attraverso incontri, scritti e conferenze, si è adoperata per far conoscere il contributo dato dalle donne alla teologia e, in generale, alla vita della Chiesa. Siamo abituati a considerare che quello che dicono gli uomini presenti nella Chiesa vale per tutti, mentre quello che dicono le donne vale solo per le donne. L’Unione femminile vuole far comprendere che quello che dicono, fanno, studiano le donne vale per tutti. È semplicemente una sguardo diverso. Padre Raniero Cantalamessa una volta ha portato un bellissimo esempio: nella Chiesa siamo stati abituati a guardare con un occhio solo. Ma così la realtà viene sfasata. Se si apre anche l’altro occhio, che è quello femminile, la realtà può essere vista nella sua interezza.» Un aspetto che ha incuriosito l’autore del libro e che riassume il percorso della condizione femminile, sono i modelli di santità dell’Unione femminile. «Si è passati da Santa Giovanna D’Arco, morta sul rogo diciannovenne dopo aver guidato l’esercito francese, a Santa Maria Goretti, negli anni del dopoguerra, che muore giovanissima per difendersi da un tentativo di stupro, fino ai giorni nostri : oggi non esiste un modello, perché le donne sono chiamate a scoprire la santità comune, quindi a valorizzare ciò che sono le donne oggi. Ogni donna è un modello per l’altra», evidenzia Luigi Maffezzoli.


Due occasioni per scoprire il volume
Il libro «Donne che hanno fatto l’Unione», dedicato ai primi cento anni dell’Unione Femminile Cattolica Ticinese (UFCT), scritto da Luigi Maffezzoli e edito da Armando Dadò, sarà prossimamente presentato in due occasioni. La prima è in programma venerdì 11 giugno, al Parco Ciani di Lugano, ore 18, nell’ambito di «Chilometro zero». Oltre all’autore, interverranno anche Daria Pezzoli Olgiati, professoressa in scienze e storia delle religiosi e Corinne Zaugg, attuale presidente dell’UFCT. Moderatore è Luca Saltini. Il giorno seguente, sabato 12 giugno, il volume sarà presentato a Giubiasco, dalle 9.30, all’Angolo d’Incontro, prima dell’assemblea generale annuale dell’UFCT.


Katia Guerra

Il libro può essere acquistato nelle librerie o sul sito Armando Dadò Editore

Al centro, con la bandiera: Rosita Il Circolo della Gioventù femminile di Minusio nel 1940. Portabandiera è Rosita Genardini.
6 Giugno 2021 | 06:41
Tempo di lettura: ca. 3 min.
Condividere questo articolo!