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I siti dei cristiani nascosti di Nagasaki iscritti nel patrimonio mondiale dell'Unesco

I siti dei cristiani nascosti della regione di Nagasaki in Giappone sono stati iscritti il 30 giugno 2018 nella lista del patrimonio mondiale dell’UnescoSituati nella parte Nord Ovest dell’isola di Kyushu in Giappone i 12 elementi di questi siti comprendono 10 villaggi, il castello di Hara e una cattedrale costruiti tra il XVII e il XIX secolo. L’insieme riflette la più antica attività di missionari e coloni cristiani del Giappone: la fase dell’incontro, la fase del divieto e della persecuzione della fede cristiana e la fase della rinascita delle comunità cristiane dopo l’abrogazione del divieto nel 1873. Questi siti offrono una testimonianza unica della vita e della fede dei cristiani nascosti della comunità di Nagasaki che furono capaci di far sopravvivere segretamente la loro fede durante il periodo in cui un divieto rese impossibile professare il cristianesimo. Questo periodo di cruenta persecuzione dal XVII al XIX secolo non impedì alla comunità cristiana di sopravvivere grazie alla fede dei laici. Per ripercorrere la vicenda e per approfondire la conoscenza di questi siti dei cristiani nascosti di Nagasaki è in uscita in italiano il volume di Olimpia Niglio «Paesaggio sacro e architettura cristiana nella prefettura di Nagasaki» con introduzione dello storico Franco Cardini e prefazione di mons. Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Unesco. 

La storia dei cristiani nascosti

Il cattolicesimo arrivò in Giappone durante il Cinquecento, portato inizialmente da Francesco Saverio e dai gesuiti che lo seguirono. Il loro modo di entrare in contatto con la comunità locale era cauto: tentavano di entrare in relazione anzitutto con i capi cercando di rispettare la tradizione e la cultura locale. Con l’arrivo dei francescani e dei domenicani, i primi folti gruppi di cristiani germogliarono, in particolare a Nagasaki, che a fine XVI secolo contava già 300 mila fedeli. Ma una serie di fattori portarono alla rottura. Il potere locale temeva questo nuovo credo, considerato un braccio dell’Occidente per penetrare la loro storia nipponica. E le persecuzioni iniziarono presto: prima con lo shogun Hideyoshi (i primi 26 martiri cristiani sono della sua epoca, 1597), poi, vent’anni dopo, sotto i Tokugawa, che bandirono il cristianesimo dal Giappone.

Ed è allora che nacquero i kakure kirishitan, i «cristiani nascosti».Molti di loro fuggirono nascondendosi nelle tante isole che c’erano nel sud del Paese. Ma le persecuzioni erano sistematiche. Per indurre poi a rinnegare la fede si usò il sistema del  »fumi-e» (calpestare-immagine): si poneva per terra una immagine sacra e chi era sospettato di essere cristiano era invitato a calpestarla. Solo chi lo faceva aveva salva la vita. Nel 2008, Benedetto XVI ha canonizzato ben 188 martiri di quel periodo. Il film «Silence» di Martin Scorsese del 2016 ha dato voce a queste storie

Quando poi nell’Ottocento il Giappone riaprì i suoi porti ai missionari francesi, i fedeli si fecero coraggio e tornarono fuori: si racconta che nel 1865 furono quasi 10 mila i «kakure kirishitan»che per celebrare il venerdì santo si presentarono ai padri delle Missioni Estere di Parigi arrivati a Nagasaki, increduli di fronte ai loro occhi. Di fatto il tempo di persecuzione si chiuse ufficialmente nel 1916.

fonte: Unesco/red/agenzie

3 Luglio 2018 | 18:10
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