Ticino e Grigionitaliano

Genitori e figli: un rapporto complesso con fatiche e sfide da considerare

Dottor Schiavi, i vescovi svizzeri davanti alla votazione sul matrimonio per tutti e alla questione della filiazione con procreazione medicalmente assistita (PMA) che nel caso in questione, avviene con la donazione di sperma per le coppie di donne lesbiche, chiedono se non sia prioritario considerare il diritto del bambino. Questo cosa significa dal punto di vista dei genitori e del figlio?

Considerare prioritario il diritto del bambino rispetto al diritto ad avere un figlio può sembrare contraddittorio perché, secondo una logica condivisibile, i diritti non dovrebbero andare in contrasto tra loro, se li consideriamo espressione di un bisogno della persona riconosciuto e promosso dalla società. In questo particolare caso vi è anche una dimensione temporale che sembra essere contraddetta perché se un genitore non esercitasse per primo il suo diritto ad avere un figlio, quello stesso figlio, che arriva dopo, non nascerebbe e non avrebbe dunque nessun diritto. Condivido però il pensiero dei vescovi svizzeri perché poggia sulla natura stessa della genitorialità che non si limita alla decisione se avere o no un figlio, ma implica l’assunzione di un impegno, di un’attitudine, di una relazione, di un ruolo, indispensabili alla sopravvivenza ed alla qualità dello sviluppo del bambino. Potremmo quindi affermare, tanto come figli che come genitori, che la buona genitorialità è vitale per il minore mentre è accessoria per il genitore, che potrebbe lui stesso rinunciare al suo diritto se non pensasse di essere in grado di assumerlo con successo. Di conseguenza diventa prioritario pensare al bene del bambino anticipando, per quanto possibile, le caratteristiche dell’ambiente che lo accoglierà e valutandone l’impatto positivo. Anche nella nostra natura osserviamo che in condizioni di mancanza di cibo severa, con importante riduzione di peso, la donna perde il ciclo e non è più in grado di diventare madre, come se il nostro corpo sapesse che il bebè va nutrito e non solo generato.

La legge in votazione garantisce al figlio concepito mediante donazione di sperma, di conoscere, alla maggior età, i dati del padre. Questa figura biologica sarà per il figlio, il padre o solo un donatore?

Non penso che vi possa essere una risposta univoca a questa domanda perché anche quando il legislatore dovesse regolamentare la situazione in tutti i suoi dettagli, il valore simbolico che il figlio attribuisce a questa persona (padre – donatore – consanguineo – ecc.) ha importanti risvolti personali. Anche le tempistiche con le quali viene comunicato al figlio il percorso delle sue origini comporta delle differenze di elaborazione, perché se la legge prevede che solo al raggiungimento della maggiore età il figlio abbia accesso ai dati del donatore, è verosimile immaginare che sia informato della procreazione medicalmente assistita molto prima, quando magari a scuola confrontandosi coi compagni chiederà alle sue due mamme come ha fatto a nascere lui che, per quanto percepisce, non ha un papà. Un altro esempio chiarificatore lo troviamo nelle fasi di conflitto figli – genitori in contesto di adozione: il figlio adottivo che in un contesto normale di fatica educativa disapprova l’attitudine genitoriale, trova nell’idealizzazione del genitore mancante (quello biologico) la risposta facile alla sua difficoltà, e per analogia in una normalissima tensione relazionale con una o l’altra mamma vedrebbe il donatore come il potenziale padre migliore del mondo, ma assente!

4 Settembre 2021 | 18:29
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