Il Papa all'Udienza generale
Internazionale

Domande e risposte possibili alle affermazioni del Papa sulle coppie omosessuali

di André Marie Jerumanis*

Il film documentario «Francesco», diretto dal regista Evgeny Afineefsky e presentato alla Festa del cinema a Roma, ha suscitato un vero e proprio terremoto per alcune frasi pronunciate in diversi momenti del suo ministero sulla famosa questione dei diritti civili delle coppie omosessuali. L’onda d’urto è stata «cattolica» nel vero senso di «universale», rivelando così l’importanza che continua ad avere il successore di Pietro anche in un mondo diversificato come è il nostro.

Ma veniamo al punto di partenza dell’onda dirompente che ha provocato diverse reazioni sia nel mondo cattolico che in quello laico. Si tratta di un’affermazione del papa a proposito delle coppie omosessuali, ripresa dal regista: «Quel che dobbiamo fare è una legge di convivenza civile. Hanno diritto a essere coperti legalmente. Io ho difeso questo». Affermazione accolta positivamente dal mondo LGTB, con sorpresa e stupore in alcuni ambiti della Chiesa, ma anche con sgomento in altri, come si evince leggendo ad esempio le interviste concesse dal Cardinale Müller o dal Cardinale Burke. Non sono pochi i cattolici tra i quali si è diffuso un senso di smarrimento, aggravato dal fatto che buona parte della stampa laica ha ripreso elementi delle affermazioni del papa, manipolandoli in modo evidente.

Cosa ha realmente detto il Papa?

Di fronte ad una simile situazione occorre porsi alcune domande. Prima di tutto è bene chiedersi cosa ha detto realmente ed esattamente il Papa e in quale contesto è stata pronunciata tale affermazione. In seguito occorre comprendere cosa ha voluto dire e perché abbia accettato di esporre il suo pensiero su una tematica difficile, consapevole dei rischi di tale comunicazione La risposta alla prima domanda ci porta a ricordare che esistono dei principi fondamentali di ermeneutica da rispettare, occorre infatti sempre considerare il messaggio nel contesto immediato e mediato in cui è pronunciato. Per esempio, prima della frase citata a favore di «una legge di convivenza civile», nel film si colloca quest’altra frase del Papa: «Le persone omosessuali hanno diritto a stare in una famiglia. Sono figli di Dio, hanno diritto a una famiglia. Non si può scacciare dalla famiglia nessuno né rendergli la vita impossibile», frase che il papa pronunciò in ben altra occasione. Perciò quelle sue parole sul diritto ad avere una famiglia sono tolte dal contesto immediato in cui il papa si riferiva ai figli omosessuali, raccomandando che non fossero cacciati dalle loro famiglie. Nel film queste due frasi sono state scelte e messe insieme secondo una certa logica, che è quella del regista. Una corretta interpretazione deve tenere conto dell’insieme delle parole dette dal papa sul tema della famiglia e in particolare sulla cultura del gender, da lui definita una «colonizzazione ideologica» che «si propone implicitamente di voler distruggere alla radice quel progetto culturale che Dio ha voluto per ciascuno di noi: la diversità, la distinzione». Per quanto riguarda la forma, non si tratta di una enciclica, o di una esortazione apostolica. Si tratta di una interpretazione, di una melodia sul tema della persona omosessuale, realizzata da un terzo autore, presentato attraverso gli occhi di un artista.

Quale può essere l’intenzione del Papa?

In secondo luogo, occorre precisare l’intenzione del papa. Egli ha sempre mostrato, anche nel suo ministero argentino, una grande sensibilità per le persone omosessuali e non ha esitato a prendere una posizione che si distingueva da tutta la Conferenza episcopale argentina. Già nel 2017, in un libro intervista con il sociologo D. Wolton, affermava che «Matrimonio è un termine che ha una storia. Da sempre, nella storia dell’umanità e non solo della Chiesa, viene celebrato tra un uomo e una donna», aggiungendo che è una cosa che non si può cambiare, «è la natura delle cose, è così. Chiamiamole unioni civili. Non scherziamo con la verità» (cfr. D. Wolton, Dio è un poeta, Rizzoli). Monsignor Victor Manuel Fernández, arcivescovo di La Plata, teologo che conosce bene il pensiero del papa essendo stato un punto di riferimento per il vescovo Bergoglio in Argentina, afferma chiaramente che, secondo papa Francesco, occorre sempre distinguere tra due piani. Da una parte il matrimonio, «unione unica, perché implica la differenza tra l’uomo e la donna, uniti da un rapporto di reciprocità e arricchiti da questa differenza, naturalmente capace di generare vita», e dall’altra le unioni o convivenze civili. Perché allora il papa sostiene l’opportunità di un ordinamento giuridico per le persone omosessuali? Egli parte da una situazione reale: non si può negare l’esistenza di persone omosessuali, né di problemi all’interno di società in cui non c’è una chiara situazione giuridica. Il Pontefice considera la situazione concreta delle persone che hanno bisogno di una protezione all’interno della società, di qualsiasi società del mondo.

Papa Francesco e la posizione di Ratzinger espressa nel 2003

Occorre riconoscere che la posizione del papa si distingue dalla posizione del documento della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2003, firmato dall’allora prefetto, cardinale Ratzinger. Ciò richiede qualche precisazione. Quel testo partiva da una situazione e da circostanze storiche che oggi sono profondamente mutate nella maggioranza dei paesi europei, nei quali la legislazione è andata ben oltre la proposta delle unioni civili, addirittura equiparando le due forme di unione, come dimostra anche l’uso di una terminologia comune, dando gli stessi diritti alle coppie omosessuali, come quello di avere figli, mediante la procreazione medicalmente assistita. Sul ruolo del parlamentare cattolico il cardinale Ratzinger affermava: «Se non fosse possibile abrogare completamente una legge di questo genere, egli, richiamandosi alle indicazioni espresse nell’Enciclica Evangelium vitae, potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica», a condizione che sia «chiara e a tutti nota» la sua «personale assoluta opposizione» a leggi siffatte e che sia evitato il pericolo di scandalo (n. 11). Si potrebbe dire che, partendo da questo testo, c’è la possibilità di accettare un compromesso per limitare i danni di una legge da un certo punto di vista.

Occorre anche tener presente un problema trasversale che si pone oggi quando i diritti civili legittimi degli omosessuali vengono letti nel nuovo contesto della cultura del gender. Tale cultura, affermatasi con forza, ha creato una situazione nuova, che ridimensiona alcune affermazioni dell’allora prefetto della Congregazione, e richiede forse una risposta nuova. Si tratta dunque di applicare i principi di una corretta ermeneutica a quel testo magisteriale. Occorre cioè tener presente il contesto politico e culturale di 20 anni fa, l’intenzione del documento e il genere di documento. Come detto prima, il contesto politico-culturale era diverso, l’intenzione di fondo era difendere l’istituzione matrimoniale e la moralità pubblica. Ci dobbiamo quindi chiedere se l’intenzione del papa si discosta da quella del testo del 2003 e se la riposta pratica data allora possa adeguarsi alla situazione odierna. Dobbiamo anche domandarci quale sia la risposta migliore a livello della società dove vivono persone di orizzonti culturali diversi, e dove la dottrina della legge naturale non significa più niente per la maggior parte dei politici. Si può anche notare che il pensiero del papa attuale è un pensiero pastorale, attento alle persone concrete e alla loro situazione all’interno della società, ma anche alle comunità cristiane. Vediamo in diverse parole di papa Francesco un invito ad accogliere le persone, indipendentemente della loro situazione morale, senza però negare la questione morale. Si potrebbe dire che l’approccio di papa Francesco propone alla società civile e politica una risposta pratica sulla situazione degli omosessuali, risposta che certamente può conoscere una evoluzione, senza rimettere in causa la dottrina della Chiesa sul matrimonio e sull’omosessualità. Possiamo chiederci se si è sbagliato ad offrire una diversa proposta di comportamento politico di fronte ad una realtà da rileggere in un modo più approfondito, forse più realista rispetto al contesto attuale della società e alle sue dinamiche nuove.

La Chiesa non è più nel regime della cristianità, ma nella postmodernità

Nella sua lunga storia la Chiesa ha avuto diversi atteggiamenti di fronte alla società politica, pure mantenendo ferma la dottrina. Dobbiamo renderci conto che non siamo più in un regime di cristianità dove tutti condividono la visione della Chiesa, e nemmeno nel modello di una società fondata sul diritto naturale che permetteva alla Chiesa di svolgere un discorso razionalmente condivisibile. Viviamo nella tarda modernità, o nella postmodernità, caratterizzata dalla ragione debole e descritta anche come società post-verità. In questa nuova situazione la Chiesa si trova confrontata con la questione dell’inculturazione del suo messaggio nella società attuale, in un certo senso simile al periodo dell’inizio del cristianesimo, e deve perciò imparare nuovamente che la Parola si incarna gradualmente in una cultura ben precisa come dimostra per esempio la risposta pastorale concreta che san Paolo offre rispetto alla schiavitù. Il papa ci ricorda che le persone omosessuali sono delle persone, che sono figli di Dio, chiamati a mettersi di fronte a Dio nella loro coscienza. «Sei figlio di Dio e Dio ti ama così, ora, veditela con Dio». E questo «veditela con Dio» è fondamentale, perché è un invito che fa il papa ad entrare in un dialogo con Il Signore, e ad aprirsi alla sua grazia. Tutte le parole del papa sono contrassegnate dal bisogno di iniziare un cammino. Lo si percepisce dalle sue risposte, come quando disse: «Guardi, in Amoris laetitia c’è quello che lei deve fare. Parli con un sacerdote, e con lui cerchi…». È un pastore che conosce le leggi della psicologia umana, ma sa anche e accettare con pazienza il tempo necessario per aprirsi alla grazia e orientare la sua libertà secondo il piano di Dio.

È opportuno per il Papa procedere così?

La terza domanda verte sull’opportunità di un tale modo di procedere da parte del papa. Il Papa non è certamente ingenuo. Lo dice lui stesso nell’intervista: «Se devo fare attenzione a chi gioca sporco, a chi mi tende un tranello, devo far attenzione». Oggi certamente viviamo un’altra epoca. I politici comunicano attraverso Twitter, la comunicazione diventa essenziale, il contatto diretto per evangelizzare è capitale nella società odierna che non è più quella del libro. Purtroppo le encicliche e i documenti magisteriali non vengono più letti dai cristiani, nemmeno dai sacerdoti. Lo tsunami mediatico è certamente un’occasione affinché i cattolici compiano uno sforzo per capire ciò che il papa voleva dire ed evitino le interpretazioni unilaterali e riduttive che abbiamo visto ultimamente. Forse è l’indifferenza il più grande nemico dell’evangelizzazione. Il film, provocatorio in un certo senso, dà spazio alla parola cristiana e interpella il mondo. Sembra per alcuni cattolici la fine del mondo, il declino della Chiesa. Ma forse il Signore ci vuole scuotere dal nostro torpore e portarci a riflettere sull’essenza del matrimonio, sull’amore umano, sulla misericordia verso ogni persona, sul dialogo che siamo invitati a intraprendere con una società culturalmente estranea alla logica cristiana. Papa Francesco ci offre una via per pensare la teologia in modo pastorale, per trasformarla in pastorale secondo il desiderio manifestato da papa Benedetto in un documento scritto in occasione del sinodo africano (cfr. Africa munus n. 10). E la pastorale non è tradimento della dottrina, ma incarnazione della dottrina nella vita delle persone, nella cultura e nella società, pur con i dolori del parto che accompagnano l’incarnazione del Vangelo.

* prof. alla Facoltà di Teologia di Lugano e membro del comitato di bioetica della conferenza episcopale svizzera

Il Papa all'Udienza generale
29 Ottobre 2020 | 08:07
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