Ticino e Grigionitaliano

Dalla Parola di Dio alla vita di tutti: commenti verso il Natale di Gesù (II)

a cura del Coordinamento della formazione biblica della diocesi di Lugano

Questa è la seconda puntata del percorso di confronto con i testi evangelici di queste domeniche di Avvento. Ragguardevoli esperte ed esperti di tradizione cattolica e di altre confessioni cristiane propongono le loro sintetiche linee di analisi e di interpretazione ai diversi testi evangelici che si succederanno, domenica dopo domenica. Le traduzioni dei brani evangelici saranno quelle pubblicate dall’Associazione Biblica della Svizzera Italiana nei volumi delle Edizioni Terra Santa (la casa editrice della Custodia francescana di terra Santa) editi dal 2017 in poi, nel quadro del progetto internazionale ABSI «Leggere i vangeli per la vita di tutti»[1].

Saremo lieti di conoscere l’opinione su di essi delle persone che leggeranno questi contributi (scrivano pure a: info@absi.ch) sia per stabilire un dialogo con loro sia per avere stimoli a migliorare costantemente quanto sarà proposto, settimana dopo settimana, in queste pagine elettroniche…

Marco 1,1-8 (rito romano – commento di Eric Noffke[2])

11Inizio del vangelo di Gesù Cristo [Figlio di Dio][3]. 2Proprio come è scritto nel profeta Isaia:

Ecco, mando il mio messaggero davanti a te,

il quale preparerà la tua strada.

3Voce di uno che grida nel deserto:

preparate la strada del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri.

4Giovanni, colui che battezza, venne nel deserto. Proclamava un battesimo che è cambiamento di mentalità e di azione in vista del perdono di una vita senza senso. 5E andava verso di lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E venivano battezzati da lui, nel fiume Giordano, dichiarando apertamente la loro vita senza senso. 6E Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai suoi fianchi, e si cibava di locuste e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene, dopo di me, uno che è più forte di me e io non son degno, chinandomi, nemmeno di sciogliere i legacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà immergendovi in uno spirito di santità».

vv. 1-8: I versetti da 1 a 8 costituiscono il prologo al vangelo secondo Marco, in cui vengono messi in evidenza alcuni elementi utili al lettore per inquadrare la storia che sta per essergli raccontata: si tratta della buona notizia di Gesù il nazareno, Figlio di Dio, che arriva preceduto dal suo araldo, Giovanni il Battezzatore, proprio come avevano annunciato i profeti. Gesù, appena battezzato viene proclamato Figlio di Dio da una voce nel cielo e viene inviato nel deserto ad affrontare la prima battaglia contro Satana, sconfitto il quale può iniziare la sua missione.

v. 1: Il primo versetto funziona da titolo del testo di Marco. In proposito, si deve mettere in risalto la parola «evangelo», perché dice davvero molto sul significato di questo scritto, oltre ad aver dato il nome ad un nuovo genere letterario. Il termine greco «Euanghélion«, infatti, non indica una qualsiasi buona notizia; nel linguaggio del I secolo d.C. era una delle parole d’ordine dell’ideologia imperiale per annunciare la buona notizia che il Cesare regna stabilmente, garantendo pace e prosperità a tutto l’impero, proteggendolo vittoriosamente dai suoi nemici. Ora, però, questa parola non è riferita all’imperatore ma a Gesù Cristo, detto anche, almeno in alcuni manoscritti, Figlio di Dio. Tale espressione, oltre ad essere biblica, era anche uno dei titoli degli imperatori, il cui padre era stato ufficialmente divinizzato. Come ci fanno capire le citazioni bibliche dei due versetti successivi, Colui che solo può portare vera pace, vera salvezza, ha deciso di realizzare le sue promesse antiche nella persona di Gesù il Messia (in greco: il Cristo). Ecco quali sono il vero «impero» e il vero «imperatore».

vv. 2-3: del Cristo, infatti, parlano le Scritture, e Marco attribuisce qui a Isaia quello che in realtà è una combinazione di citazioni da Mal 3,1; Es 23,20; Is 40,3. In questa maniera si crea nel lettore da un lato un senso di attesa di conoscere chi incarnerà queste promesse, dall’altra la coscienza di un compimento delle promesse antiche: Dio, infatti, è tornato a visitare il suo popolo nella persona di Giovanni il battezzatore. La sua parola risuona come un invito pressante rivolto al popolo a tornare al Signore.

vv. 4-8: È importante evidenziare la sequenza degli atti a cui gli ebrei sono invitati: il battesimo è un segno di conversione, finalizzato alla remissione dei peccati (la traduzione – «vita senza senso» – va intesa come un’utile provocazione a riflettere sul senso della parola greca «hamartía», cioè «peccato»). Sul vero significato del battesimo di Giovanni, le tradizioni antiche non sono concordi: in Marco sembra segnare l’inizio di una nuova vita, di un nuovo rapporto con Dio. Nelle Antichità Giudaiche (cfr. XVIII,117), invece, Giuseppe Flavio rappresenta il suo battesimo come il coronamento di una vita di virtù, una purificazione del corpo che segue quella dell’anima. È possibile, però, che lo storico ebreo abbia cercato di far rientrare l’attività di Giovanni in un orizzonte teologico più conforme con quello del tempio di Gerusalemme, la cui funzione altrimenti sarebbe stata messa profondamente in discussione da una pratica che sembrava voler sostituire il valore espiatorio dei sacrifici tradizionali.

Contrariamente all’evangelo imperiale, che giunge direttamente dalla caput mundi, l’evangelo del Dio d’Israele arriva invece dalla periferia del mondo, cioè da Nazareth, cittadina sconosciuta posta in Galilea, anch’essa a sua volta marginale, nella persona di uno sconosciuto confuso nella folla delle persone che si fanno battezzare da Giovanni.

Mc 11,1-11 (rito ambrosiano – commento di Gaetano Di Palma[4])

1E, quando si avvicinano a Gerusalemme, a Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, manda due dei suoi discepoli 2e dice loro: «Andate nel villaggio che vi (sta) di fronte e subito, entrando in esso, troverete un puledro (d’asino) legato, sul quale nessuna persona non si è ancora seduta; scioglietelo e portate(lo). 3E se qualcuno vi dice: «Perché fate questo?», dite: «Il Signore ne ha bisogno, e subito lo rimanda qui di nuovo». 4E andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori, sulla strada, e lo sciolgono. 5E alcuni di quanti stavano là dicevano loro: «Che cosa fate sciogliendo il puledro?». 6Essi dissero loro proprio come Gesù aveva detto, e (quelli) li lasciarono (fare).

7E portano il puledro a Gesù, e vi gettano sopra i loro mantelli, ed (egli) si sedette sopra di esso. 8E molti stesero i loro mantelli sulla strada, e altri letti di fogliame tagliandolo dai campi. 9E quelli che precedevano e quelli che seguivano gridavano:

«Osanna!

Benedetto colui che viene nel nome del Signore!

10Benedetto il regno che viene, (il regno) del nostro padre Davide!

Osanna nel (cieli) altissimi![5]».

11Ed entrò in Gerusalemme, nel tempio. E, osservando attorno, ogni cosa, siccome l’ora era ormai tarda, uscì verso Betània, con i dodici.

Questo brano è posto come apertura della narrazione del ministero di Gesù a Gerusalemme, racconto che occupa tutta la parte finale del Vangelo secondo Marco. Dopo il v. 1a, in cui si forniscono delle indicazioni geografiche, il testo può essere diviso in due parti: il reperimento della cavalcatura (vv. 1b-6) e l’ingresso solenne nella capitale, attorniato da gente che lo accoglie con acclamazioni (vv. 7-11).

v. 1a: oltre Gerusalemme, città universalmente nota, in questo versetto sono nominate alcune località geografiche su cui occorre fornire alcune notizie. In primo luogo, vi è il Monte degli Ulivi, corrispondente al toponimo attuale Gebel et-Tur (m 809). Esso fa parte di una piccola catena montuosa ed è separato dalla città vecchia di Gerusalemme perché tra di loro si trova la valle del torrente Cedron. Nominato in diversi luoghi dell’Antico Testamento (cfr. 2Sam 15,30; 1Re 11,7; Ez 11,23) e a Flavio Giuseppe[6], era frequentato da Gesù, come dicono Gv 8,1 e Lc 21,37. Probabilmente, egli ha percorso la strada che, salendo da Gerico, attraversava il monte e poi scendeva ripidamente verso il Cedron. Tale strada passava nei pressi dei due piccoli centri di Betfage e Betania. Il nome del primo vuol dire «casa dei fichi»; il secondo, invece, più volte citato nei Vangeli, distava dalla capitale, secondo Gv 11,18, quindici stadi, ossia quasi tre chilometri; sullo stesso luogo attualmente è situato il villaggio arabo di El-›Azariye.

vv. 1b-3: per entrare a Gerusalemme Gesù inviò due suoi discepoli a prendere una cavalcatura, un puledro, dando loro precise istruzioni su come comportarsi. Essi trovarono com’era stato detto loro e portarono il puledro al loro Maestro. Si parla di un villaggio «di fronte», del quale non è detto il nome. Il resto viene indicato in maniera più particolareggiata, innanzitutto, la cavalcatura, il pôlos, che in greco significa genericamente «puledro».

Ci orientiamo verso il «puledro di asino» perché il contesto del brano, in cui si esalta la regalità messianica di Gesù, si richiama ad alcuni precedenti dell’AT. Il primo è 1Re 1,28-40, quando Davide, ormai vecchio, permette al figlio Salomone di adoperare la propria mula per la cerimonia di consacrazione regale. Poi, oltre a Gen 49,11, dove si parla di un figlio di asina legato, il testo più importante è Zc 9,9, in cui Sion è invitata a gioire perché giunge da lei il re, che è «giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina». Tale puledro ha una caratteristica: non era mai stato cavalcato, perciò Gesù è stato il primo. Infine, Gesù istruisce i suoi discepoli su come risponde all’obiezione di qualche tale, quando vedrà che essi sciolgono il puledro.

vv. 4-6: si racconta l’esecuzione degli ordini di Gesù. Tutto accade secondo quanto era stato previsto da lui. Pertanto, alla fine essi portarono il puledro al loro Maestro.

vv. 7-11: in questa seconda parte è narrata la preparazione della cavalcatura, l’ingresso nella città santa ed è riportata l’acclamazione di coloro che seguivano Gesù.

vv. 7-8: egli salì sul puledro opportunamente preparato, perché vi furono posti dei mantelli sul dorso, a mo’ di sella. Altri mantelli furono messi per terra. Ciò era stato fatto in 2Re 9,11-13, quando i compagni di Ieu, saputo che era stato unto re d’Israele, gli stesero i mantelli a terra in segno di onore. Lo stesso si può dire dei letti di fogliame.

vv. 9-11a: l’acclamazione della folla è molto densa di significato in questo contesto. C’è la ripresa, almeno parziale, del Sal 118,25-26, che Marco introduce con il grido «osanna», una tipica espressione ebraica che significa «salvaci». Secondo qualche esegeta, all’epoca di Gesù l’espressione «osanna» non era più, ormai, un grido di salvezza, ma soltanto un’acclamazione di saluto ai pellegrini, come fa capire anche l’uso che ne fa lo stesso NT. A mio parere, Marco conferisce al versetto salmico, il quale originariamente era una benedizione che i sacerdoti rivolgevano ai pellegrini mentre giungevano al Tempio, un senso messianico con l’aggiunta di quella frase in cui è benedetto il veniente regno del padre Davide. L’antica benedizione per i pellegrini diventa ora un’acclamazione di saluto e di esaltazione per colui che viene considerato il «messia», l’unto e l’investito dei poteri da Dio. In Gesù, quindi, si scorge colui che viene a instaurare il «regno» del «nostro padre Davide». Non deve sfuggire, tra l’altro, che Gesù era stato acclamato «Figlio di Davide» dal cieco Bartimeo a Gerico, come si racconta nel brano appena precedente questo (cfr. 10,46-52).

v. 11b: Gesù compì una breve ispezione nel Tempio. Poi, forse perché era l’orario di chiusura, ne uscì recandosi a Betania. Molto probabilmente non si fidava di rimanere in città durante la notte. Dal racconto evangelico emerge la figura di Gesù padrone degli eventi; egli guida verso l’esito da lui voluto.

Per un’introduzione sintetica e globale alla lettura del vangelo secondo Marco la registrazione di una conversazione di Cesare Marcheselli Casale, docente emerito di Nuovo Testamento presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli (sez. San Tommaso d’Aquino), tenuta il 17 marzo 2012, presso la parrocchia svizzera di Pollegio (si utilizzi pure il seguente link: https://youtu.be/L5gF51xWWgI).


[1] Per avere accesso ai volumi di dette traduzioni, ci si rivolga pure a: info@absi.ch

[2] Nato a Pisa nel 1968, è sposato e padre di una figlia e di un figlio. Pastore metodista, dottore in Nuovo Testamento (Università di Basilea – 2003), insegna esegesi e teologia del Nuovo Testamento presso la Facoltà di Teologia Valdese di Roma, è presidente della Società Biblica in Italia. Tra le sue pubblicazioni principali: Cristo contro Cesare. Come gli ebrei e i cristiani del I secolo risposero alla sfida dell’imperialismo romano, Claudiana, Torino 2006; Giovanni Battista. Un profeta esseno? L’opera e il messaggio di Giovanni nel suo contesto storico, Claudiana, Torino 2008; con E. Borghi – E. Norelli – C. Gianotto – F.G. Nuvolone, Gli apocrifi del Nuovo Testamento. Per leggerli oggi, EMP, Padova 2013; Ester. Introduzione, traduzione e commento, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2017; Beati i poveri. Dalla legislazione mosaica alla predicazione di Gesù nel vangelo secondo Luca, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2019.

[3] 1,1. Queste parole mancano in alcuni importanti manoscritti greci.

[4] Nato a Portici (NA) nel 1964, presbitero cattolico, licenziato in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma e dottore in Teologia, è professore ordinario di Scienze Bibliche (Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli) e direttore del seminario di scienze bibliche della sezione «San Tommaso d’Aquino» della stessa Facoltà. Tra i libri più recenti: La grazia di Dio non è stata vana. Alcuni studi su Paolo di Tarso, CNX, Roma 2013; (con L. Parente) Alle sorgenti della misericordia. Il Vangelo di Luca, Passione Educativa, Benevento 2015; Cristo e la gioia nei vangeli sinottici, Sardini, Brescia 2016; (con S. Infantino), «Tu sei Pietro…». Primo degli apostoli e roccia della Chiesa Artetetra, Capua (CE) 2019; (con P. Giustiniani-A. Tubiello), In tempo di pandemia. Piccolo manuale per navigare a vista, Artetetra, Capua (CE) 2020.

[5] 11,10. La formulazione riprende, in parte, il salmo 118,25-26.

[6] Cfr. Antichità giudaiche XI,8,5 [329ss]; La guerra giudaica, II,19,4.7 (528.542) e V,2,3 (67)

Qui il link al commento della prima domenica d’Avvento

5 Dicembre 2020 | 14:30
Tempo di lettura: ca. 8 min.
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