Da una soffita di Amsterdam parole che risvegliano le coscienze

Il prossimo 12 giugno Anna Frank avrebbe compiuto novant’anni. Il suo cammino terreno giunse però al capolinea nel febbraio 1945 nel Lager di Bergen Belsen. Fu una delle innumerevoli vittime della tremenda persecuzione contro gli Ebrei, che segnò di terrore e di violenza quegli anni tanto oscuri e tristi. Quella ragazza ci ha lasciato una testimonianza viva, limpida e chiara: il suo Diario. Vi descrive il tempo trascorso in una soffitta di Amsterdam con il papà, la mamma, la sorella Margot e altre persone, fra cui il giovane Peter. Scrive così la partenza da casa, il 5 luglio 1942, per raggiungere quel rifugio segreto. «Ce ne andammo sotto una pioggia scrosciante, il babbo, la mamma e io, ciascuno con una borsa da scuola o da spesa, piene zeppe di oggetti ficcati dentro alla rinfusa. Gli operai che di buon mattino si recavano al lavoro ci guardavano con compassione; si leggeva loro in viso il rammarico di non poterci offrire un mezzo di trasporto; la vistosa stella gialla parlava da sé». La sorella Margot li aveva preceduti con la sua bicicletta. In quella soffitta nasce fra Anna e Peter un’amicizia che germoglia in amore. Scrive: «Adesso alla sera preferisco pregare da sola e termino sempre così la mia preghiera. Ti ringrazio, mio Dio, per tutto ciò che è buono e caro e bello». A Peter e alla sorella Margot, che la interrogano, spiega così quel suo pregare. Il buono? «È la sicurezza del nostro rifugio, la mia salute, la mia stessa esistenza». Il bello? «La bellezza è quella interiore, quella che si legge e si scopre negli occhi delle persone». E infine: «Caro è Peter, e quel sentimento delicato e indistinto che noi due non osiamo ancora nominare o sfiorare, che verrà e sarà l’amore». È commovente e intenso quanto sa scrivere, attingendo al suo cuore di adolescente questa ragazza, costretta a vivere in una soffitta, fino all’ultimo passaggio di quel toccante diario, quando ha il coraggio di lasciare questa testimonianza: «È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze. Le conservo, ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo».

Questo stupendo Diario verrà ripercorso dai giovani dell’Oratorio di Balerna: venerdì 1, sabato 2 e domenica 3 febbraio. Guidati da Don Marco Notari, attore e regista, hanno iniziato con le prove lo scorso settembre. Hanno affrontato il copione con impegno, dedizione ed entusiasmo, nella convinzione di trasmettere un messaggio di speranza, guardando all’esempio di quella ragazzina, che allora aveva la loro età e che ha lasciato pagine bellissime e toccanti.

Gianni Ballabio

27 Gennaio 2019 | 06:30
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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