Ticino e Grigionitaliano

Agno in festa per San Provino

«Tutti gli anni i cronisti si soffermano, con nostalgia, sulla bellezza delle feste del passato rimpiangendo i tempi andati. Ma la fiera di oggi, persi certo alcuni aspetti caratteristici delle fiere ottocentesche, rimane una tradizione sentita anche fuori dai confini di Agno, qualcosa di fresco, sempre rinnovato nelle forme e nei contenuti ». Non ha dubbi don Carlo Cattaneo, parroco Prevosto di Agno, circa l’attualità della fiera di san Provino, che si tiene per le vie del paese ogni anno in occasione della festa del compatrono della chiesa collegiata.

La fiera non si limita a ospitare bancarelle e giostre, ma offre una serie di appuntamenti collaterali. La presenza ridotta ma pur sempre significativa di animali da cortile e di capi bovini, un tempo protagonisti della fiera del bestiame, le conferisce inoltre un tocco tipicamente rurale. Uno spazio importante è poi dedicato all’artigianato ticinese, che rende possibile ammirare direttamente il lavoro degli artigiani locali.

Don Cattaneo, l’importanza della fiera di San Provino per tutto il Luganese è comprovata a partire dall’Ottocento, quando il nuovo contesto politico e le migliori infrastrutture ne favorirono lo sviluppo. Che significato ha oggi? «Se si scorrono con attenzione le raccolte dei vari quotidiani d’epoca, si noterà certamente l’importanza che la festa, o meglio la fiera di San Provino di Agno, ha avuto per il borgo. Nell’ultimo decennio è stato riscoperto anche l’aspetto religioso, attraverso la processione per le vie del borgo del busto di san Provino. La prima processione si tenne nel 1953 a cura del prevosto don Alfredo Maggetti che di san Provino fu un vero cultore».

Ma come nacque l’iniziativa? «Sappiamo che ebbe inizio nel 1518, quando la Dieta dei cantoni svizzeri concesse ad Agno il permesso di tenere appunto la sua fiera. La fiera era un convegno di venditori e acquirenti con periodicità di più ampio intervallo che non il mercato. In un primo tempo essa era legata ai ritmi della vita contadina, a certe abitudini di acquisto alla fine dell’inverno, alla fine dell’estate e in occasione delle feste di alcuni santi (si pensi appunto a san Provino e san Martino). Le fiere avevano luogo in una grande città o in un borgo conosciuto per essere un centro di smistamento commerciale ed economico, per scambiare cultura e idee. Le fiere avevano luogo originariamente nei pressi della cattedrale (la chiesa Collegiata di Agno fino agli inizi del secolo scorso anche sulle cartoline era definita la «Cattedrale» » e la sua posizione lo giustifica). Agno, anche geograficamente, era il centro della pieve, su una strada di comunicazione importante (Ponte Tresa-Monte Ceneri), la via dei pellegrini, dei commerci, dell’evangelizzazione».

Ma cosa succede esattamente durante la festa? «La fiera si apre il sabato mattina e consiste in particolare nell’insieme di numerose tradizioni: dalle bancarelle, ai ravioli preparati per l’occasione, fino al pranzo nei diversi ristoranti che offrono la tipica trippa e altri piatti della cucina tradizionale. Per i più piccoli non può mancare una visita al Luna Park e tipico rimane sempre il bagno di folla della domenica dove si vive davvero un momento di condivisione, di festa, di gioia, di confusione, che è la principale caratteristica di san Provino. Non vi sono più, per fortuna, gli eccessi che un tempo la caratterizzavano e che la costrinsero a essere denunciata al Sant’Ufficio nel 1906, come una fiera «rinomata per leggerezze ed immoralità». Una volta vi era la tappa obbligata in Collegiata per venerare il busto ligneo di san Provino che racchiude un frammento del suo capo. Il vero san Provino è la fiera che si svolge nel cuore del borgo; un evento sempre più attivo, vitale e al passo coi tempi».

Perché è importante mantenere tradizioni simili? «Abbiamo perso tante tradizioni senza accorgerci di aver impoverito la nostra vita di incontri, momenti di festa, momenti di vera aggregazione. La fiera di san Provino è per Agno una di quelle occasioni, forse la più genuina, che contribuiscono a creare l’identità del borgo. Economia e tradizione, ma anche storia, accoglienza, suoni, colori, sono alcuni dei vari elementi che caratte rizzano questo avvenimento annuale al quale nessuno rinuncerebbe. Quindi un momento dell’anno da mantenere e da valorizzare nei suoi molteplici aspetti. La festa e la fiera non sono un evento statico, ma sanno evolversi e cambiare a seconda dei tempi e delle persone».

La celebrazione della Festa
Domani, domenica 10 marzo, Santa Messa sempre nella chiesa Collegiata alle ore 10. A concludere,
lunedi 11 marzo in Collegiata alle ore 10.30 Santa Messa solenne concelebrata dal clero del Vicariato
Malcantone-Vedeggio.

Laura Quadri

9 Marzo 2019 | 21:01
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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