Abusi: dal 21 al 24 febbraio un summit in Vaticano

Da quando negli ultimi 20 anni le vittime degli abusi sessuali commessi dai preti hanno superato la vergogna, la paura dello stigma sociale, il timore di non essere creduti, e hanno cominciato a parlare, lo scandalo pedofilia è deflagrato violentemente nella Chiesa. La loro voce più dei procedimenti giudiziari, dei processi canonici, della burocratizzazione inevitabile e necessaria del reato per ottenere giustizia, ha rotto la logica dell’insabbiamento, del «cover up», della contesa giudiziaria. Dal 21 al 24 febbraio prossimi si terrà in Vaticano il summit dedicato alla protezione dei minori nella Chiesa cui prenderanno parte tutti i presidenti delle conferenze episcopali nel mondo. In un messaggio indirizzato a questi ultimi, il comitato organizzatore del vertice in Vaticano ha dato un’indicazione precisa: quella «di incontrare le vittime sopravvissute agli abusi sessuali del clero, nei loro rispettivi Paesi, prima dell’incontro di Roma, per conoscere in modo diretto la sofferenza che hanno sperimentato».

La testimonianza diretta, infatti, ha un valore non solo penitenziale, ma è anche lo strumento che può rompere «l’abuso di potere» – secondo le parole del Papa – che si innesca e amplifica dietro il meccanismo degli abusi a difesa dell’istituzione e dei suoi membri prescindendo da giustizia e pietà. Nella lettera del Papa dell’agosto 2018 dedicata allo scandalo e rivolta a tutto il popolo di Dio, Francesco affermava in merito: «Il dolore di queste vittime è un lamento che sale al cielo, che tocca l’anima e che per molto tempo è stato ignorato, nascosto o messo a tacere. Ma il suo grido è stato più forte di tutte le misure che hanno cercato di farlo tacere o, anche, hanno preteso di risolverlo con decisioni che ne hanno accresciuto la gravità cadendo nella complicità. Grido che il Signore ha ascoltato facendoci vedere, ancora una volta, da che parte vuole stare».

Il cammino della Chiesa austriaca
Di recente alcune Conferenze episcopali – a cominciare da quella americana e francese – alle prese con le conseguenze dello scandalo hanno ascoltato la voce delle vittime; un passo non formale che indica una strada, a patto naturalmente di prenderlo sul serio. E d’altro canto non può essere dimenticato come alcune chiese locali, alcuni alti prelati, siano stati precursori in questo senso. Fra questi c’è senz’altro il cardinale Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna e leader della chiesa austriaca. Fin dal 2003 la Chiesa in Austria si è impegnata, alla luce dei casi di abuso emerso, a combattere la piaga pedofilia attraverso un percorso non facile verso la trasparenza e il riconoscimento pubblico dello scandalo.
Nel 2010, poi, il cardinale Schoenborn nel duomo di Santo Stefano a Vienna, organizzò una celebrazione penitenziale insieme a varie associazioni di vittime degli abusi. Secondo la cronaca dell’epoca riportata da L’Osservatore Romano «una decina di testimoni, donne e uomini, vittime dirette degli abusi o loro rappresentanti, hanno parlato denunciando e presentando davanti a Dio le violenze subite, le ferite insanabili, la delusione, ma anche le speranze e le richieste. Dinanzi a tanto dolore, ha osservato il porporato, ogni parola diventa «fuori luogo». Meglio il silenzio, ma non certamente quello dell’omertà, bensì quello riflessivo e sapienziale di Giobbe, la cui fede, secondo il racconto biblico, viene duramente messa alla prova». Quindi «il porporato ha riconosciuto la responsabilità di alcuni sacerdoti, sia in casi di «violenza sessuale» che nell’aver «occultato i fatti». E ha riconosciuto, a nome della Chiesa, «di avere dato più importanza alla sicurezza, al potere, all’apparenza»».

Ancora recentemente, il Cardinale, all’interno del documentario televisivo «Abus dans l’Eglise catholique: une femme se bat pour la clarté», ha incontrato in una lunga conversazione l’ex religiosa abusata Doris Wagner.

I ritardi della Cei e la recente svolta
Su questo stesso piano, in forte ritardo appare la Chiesa italiana che da ultimo sta cercando di recuperare il terreno perduto. La Cei ha messo finalmente a punto delle «linee guida» per affrontare il fenomeno coerenti con le indicazioni della Santa Sede dopo aver redatto negli anni passati documenti analoghi che non hanno passato il vaglio non solo dell’opinione pubblica, ma soprattutto dei dicasteri vaticani competenti. Ora qualcosa si muove, anche se la bozza di linee guida sugli abusi verrà votata definitivamente solo il prossimo maggio in occasione dell’annuale assemblea generale dei vescovi. Accanto a ciò sono previsti due incontri con le vittime: uno prima del summit in Vaticano con il Consiglio di presidenza della Cei, e un altro in Primavera con il Consiglio episcopale permanente.

Tratto da vatican insider.it
Leggi anche l’articolo sul portale della Svizzera francese

11 Febbraio 2019 | 17:00
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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