Mons. Morerod ribadisce il desiderio di riflettere su una riduzione delle strutture nella diocesi di Losanna, Ginevra e Friborgo

Nel foglio informativo diocesano del gennaio 2021, mons. Charles Morerod, Vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo (LGF), ribadisce la sua volontà di ridurre le strutture della diocesi. Un’azione volta a far sì che «più tempo venga dedicato alla missione».
Nella «Parola del Vescovo», Mons. Morerod scrive, sottolineando il percorso di accelerazione provocato dalla pandemia. «La pandemia ci mette ora in una situazione che pensavo di vedere arrivare tra 10 o 20 anni. Si vedono delle riscoperte o scoperte religiose ma anche un relativo allontarnarsi, piu o meno relativo, che è accelerato. Infatti quello che avevo previsto alla fine del 2014, al termine dei miei «Orientamenti e percorsi pastorali«, non mi sembra più rinviabile a tempo indeterminato». Secondo Morerod è necessario trovare il modo per ridurre le strutture a quello che è veramente necessario al fine di dedicarsi alla missione, «nella quale troviamo la nostra gioia!», scrive il vescovo di LGF.

Una camicia di forza a volte troppo pesante
A questi progetti di riforma il vescovo aveva già accennato all’inizio di dicembre 2020, attraverso diversi media. I suoi commenti sulla proposta di drastica riduzione del numero dei sacerdoti e sulle questioni riguardanti i sacerdoti stranieri avevano suscitato scalpore nella diocesi. Monsignor Morerod spiega: «Non credo di essere l’unico a scoprire che a volte siamo presi in una camicia di forza troppo pesante, anche se non tutti la identifichiamo allo stesso modo … Questa situazione ha prodotto in me un’impazienza che mi fa muovere il coperchio della pentola. A volte «goffamente» (cosa di cui mi dispiace – ammette il presule), e molti di voi hanno visto i movimenti del coperchio negli ultimi mesi «. Questo non toglie che mons. Morerod si dica certo delle necessità dei suoi propositi.

Il vescovo sottolinea che il processo di cambiamento che auspica e che la pandemia accelera nella sua urgenza è ancora lento perché c’è «in parte la necessità di non buttare via il bambino con l’acqua sporca: buone le «strutture» che ci permettono di incontrarci per discernimento comune e per la gioia di stare insieme. Resta il fatto che la lentezza di queste strutture non può mascherare all’infinito un’emergenza». (cath.ch/com/rz/red)

Chiesa cattolica svizzera

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