Una rete di comunità: la sfida della Chiesa in Ticino

«Fin dalle prime righe lo scritto del vescovo di Lugano mi ha acceso il desiderio di compiere un viaggio nel profondo di me stesso». E’ con queste parole che don Sergio Carettoni, cappellano della Clinica Luganese Moncucco, commenta la nuova lettera pastorale, la quinta, del vescovo di Lugano mons. Lazzeri, che con questo breve ma intenso testo dal titolo «Ripartire dal cuore», si rivolge ai ticinesi nel momento della «ripresa» dopo l’emergenza sanitaria degli ultimi mesi.

«È uno scritto che, in riferimento ai vissuti personali e sociali imposti dalla pandemia, non aggiunge parole a parole, commenti a commenti, previsioni rassicuranti o allarmistiche, ma pone l’accento sul valore della prossimità del vescovo e della Chiesa tutta nei confronti della gente». Nel loro ministero a Moncucco durante la pandemia don Sergio e le suore dell’Addolorata hanno vissuto in prima persona questa vicinanza. La lettera pastorale testimonia questa sollecitudine.

«Ho sentito nella lettera del vescovo – ci confida don Sergio – una voce amica, fraterna, di padre e di pastore che, rivolgendosi con delicatezza ai suoi di «casa», e non solo, aiuta ciascuno a porsi anzitutto delle domande personali e comunitarie, esortando tutti ad abbandonare la tentazione della gestione in solitudine di una storia in corso, la pandemia, che ieri ci ha rinchiuso dentro le nostre personali paure e che oggi e domani rischia di limitare ancora le nostre relazioni sociali.

Ho apprezzato molto la confidenza e la familiarità con cui il vescovo ha messo in gioco se stesso, pur di entrare in evangelica empatia con il vissuto di decine di migliaia di persone, credenti e non credenti».

La Chiesa è sempre in cammino e, nonostante le comunità siano affaticate dai mesi di lockdown e ancora timorose, «più che di una semplice, anche se faticosa ripartenza, il vescovo chiede ai fedeli e alle tante parrocchie ticinesi di ricominciare in modo nuovo».

«In questo cammino – ci dice don Sergio – vedo la bellezza del sogno del vescovo Valerio quando nella sua lettera parla di «laboratori di speranza», affinché la fede non sia tanto il risultato di una catena di montaggio, come se ci trovassimo dentro l’industria del sacro, ma il frutto del lavoro di un artigiano, del singolo fedele, quando mette mano all’opera d’arte della sua fede nel Signore e la condivide dentro la comunità. Un cuore nuovo, una mente nuova, capaci di brillare di speranza, per un volto nuovo di Chiesa».

Don Sergio Carettoni è coordinatore del progetto delle zone-reti pastorali che in estrema sintesi desidera «dare un’anima alla pastorale e concretezza alla spiritualità». Di queste reti scrive il vescovo nella sua lettera, invitando a renderle sempre più concrete nell’esperienza della comunità cattolica in Ticino. Un primo percorso, quello delle zone pastorali, viene da lontano, dai vescovi Corecco e Grampa ed era finalizzato alla ripartizione del territorio della diocesi. Con il vescovo Valerio si è affiancata ora la parola «reti pastorali», per evidenziare maggiormente l’urgenza di convertire e orientare tutta la pastorale diocesana al valore irrinunciabile della comunione, grazie a un tessuto di relazioni personali ed ecclesiali. E’ un progetto che nasce dalla base, dal territorio, dai preti e dai laici. Non è quindi, imposto dall’alto ma sorge da un ascolto attento e puntuale della realtà. Il percorso delle zone- reti pastorali si va realizzando attraverso piccole fasi.

In questi primi due anni si sono ridefiniti i territori delle 24 zone pastorali e i parroci di ogni rete hanno scelto un sacerdote animatore. I 24 animatori pastorali insieme al vescovo danno vita al «Tavolo 24»: una nuova modalità d’incontro e riflessione intorno, appunto, ad un tavolo. Lo scorso anno i sacerdoti coinvolti hanno affrontato la lettura della situazione pastorale del territorio tracciando una mappatura di quanto esiste a livello di risorse e sfide. Ora «nella Lettera pastorale il vescovo – continua don Sergio – chiede a tutti, presbiteri e laici, di focalizzarsi di più sul valore della riflessione comunitaria, invitando ciascuno a rispondere generosamente alla chiamata alla corresponsabilità del pensiero e della preghiera.

Non si tratta di fare più cose, bensì di mettere al centro la cura del cuore della nostra Chiesa diocesana».

La prossima fase del progetto delle zone-reti pastorali, così come richiesto espressamente da mons. Lazzeri nella sua lettera, mira al coinvolgimento diretto dei laici. «In concreto si andranno a costituire via via 24 consigli pastorali di rete, i cui membri saranno rappresentativi delle loro comunità parrocchiali, tutti secondo l’originalità espressiva del singolo territorio. Ci siamo dati un anno di tempo per questo obiettivo durante il quale i laici stessi faranno la lettura pastorale del territorio e, insieme ai loro parroci, una riflessione condivisa e ragionata della lettera pastorale del vescovo». Questo importante coinvolgimento dei laici porterà la diocesi a poter contare su un nucleo forte di oltre duecento persone formate e motivate, che si troveranno a lavorare insieme per una Chiesacomunione, per una più intensa corresponsabilità e unità tra tutti i battezzati. «Tutto questo ha lo scopo di dare vita ai «laboratori di speranza» sognati e auspicati da mons. Lazzeri nella lettera pastorale. È una sfida di Chiesa, e sarà una bella sfida!», conclude don Sergio.

Il testo di mons. Lazzeri: digitale e cartaceo «Ripartire dal cuore» è la quinta lettera pastorale di mons. Valerio Lazzeri, vescovo di Lugano, la prima che tratta un tema di grande attualità come quello della pandemia. La Lettera pastorale può essere scaricata in versione digitale del sito della diocesi di Lugano (diocesilugano.ch) o essere richiesta in forma cartacea, con offerta libera, alla cancelleria diocesana (cancelleria.lugano@catt.ch / +41 (0)91 913 89 89).

Altri commenti alla lettera: Il volo della farfalla. Commento di una catechista ticinese; il commento di don Marco Dania; il commento di mons. Nicola Zanini.

Federico Anzini

Chiesa cattolica svizzera

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