La popolazione diventa sempre di più anziana e vive più a lungo al proprio domicilio, con tutte le difficoltà che questo implica. Diventa quindi urgente organizzarsi affinché si formi una rete di volontari che vi facciano fronte e una copertura socio-politica adeguata.
«L’accompagnamento pastorale delle persone malate o in fin di vita non è un’evidenza nemmeno per la Chiesa. Sono necessarie nuove risposte, anche in quei luoghi dove l’assistenza della Chiesa sembra scontato», ha dichiarato Esther Gaillard, vice-presidente del Consiglio della Federazione delle Chiese protestanti della Svizzera (FEPS) nelle sue parole di benvenuto. La giornata di studio è stata organizzata in collaborazione con la Conferenza dei Vescovi Svizzeri.
La collaborazione tra le parrocchie e gli enti che si occupano di cure palliative non è ancora ovvia, stimano gli organizzatori del colloquio. Eppure, «gli ospizi di ispirazione cristiana hanno donato da sempre un nuovo approccio alle cure palliative che supera la divisione tra cura del corpo e cura dell’anima». Bisogna dunque «continuare su questa strada».
Diversi atelier hanno illustrato progetti riusciti di una strategia comune. Le parrocchie dovrebbero «considerare le cure palliative come un prolungamento del loro impegno diaconale e di accompagnamento spirituale», ha aggiunto Pascal Mösli, responsabile dell’accompagnamento nelle Chiese riformate di Berna, Giura e Soletta.
cath.ch/red
Chiesa cattolica svizzera
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