Sono almeno 15 le persone che hanno perso la vita nel forte terremoto di magnitudo 6,8 che sabato scorso ha colpito il sud dell’Ecuador e il nord del Perù, con epicentro a 6 chilometri a nord-est della città ecuadoriana di Balao (nella provincia di Guayas), a una profondità di 66 chilometri, secondo il Servizio geologico statunitense. Il numero dei feriti è salito a 446, ha annunciato la Presidenza ecuadoriana sul suo sito web nei giorni scorsi.
Padre Pierluigi Carletti, missionario ticinese in Ecuador, sta bene e nella zona in cui opera attualmente il terremoto non ha fatto vittime, solo danni materiali agli edifici. «Ero in cima al campanile della mia chiesa – ci racconta padre Carletti raggiunto da noi al telefono – quando ho avvertito la scossa tellurica e sono sceso immediatamente. Un po’ di paura ma nulla di grave grazie a Dio. In questo momento ci sono le vacanze scolastiche quindi le scuole sono chiuse. Ho una colonia con 500 bambini con i quali faccio attività ludiche e ripassiamo le materie scolastiche. Qui la gente è molto povera in particolare gli anziani ai quali offro pane e banane per contribuire in parte al loro sostentamento».
Le operazioni di ricerca e soccorso continuano nelle province di El Oro e Azuay e nelle città di Machala e Cuenca, le più colpite dal sisma, ma danni significativi si registrano anche a Guayaquil, la città più popolosa del Paese. Cinque chiese dell’antico centro storico di Cuenca presentano danni alle facciate. Nella città costiera di Machala un molo è affondato e con esso il Museo marino, che custodiva 5mila reperti. La Caritas si sta attivando per portare soccorso alle popolazioni più colpite.
Domenica, dopo l’Angelus, Papa Francesco ha ricordato le vittime e le popolazioni colpite dal sisma, affermando: «Ieri in Ecuador un terremoto ha causato morti, feriti e ingenti danni. Sono vicino al popolo ecuadoriano e assicuro la mia preghiera per i defunti e per tutti i sofferenti».
Padre Carletti, da 55 anni in Ecuador, dopo aver costruito e avviato sei scuole a Guayaquil – città con quasi 4 milioni di abitanti – da 7 anni si è trasferito nella parrocchia di San Patrizio situata nei sobborghi più disagiati della città di La Libertad. Gente povera, proveniente dalle campagne, dalle Ande e soprattutto dal Venezuela. In Ecuador la situazione continua a peggiorare, ci spiega padre Carletti: «il Paese si è indebitato con la Cina e il petrolio non frutterà più soldi per molti anni, essendo impegnato per ripagare i debiti. La disoccupazione supera il 20% e le persone si arrangiano come possono, vendendo frutta e bibite».
Il missionario ticinese, che quest’anno ha compiuto 78 anni, nonostante questa tragedia guarda con speranza il futuro: «Sono felice che ci sono giovani che continuano le opere che ho iniziato. Tutte le scuole costruite sono sempre più frequentate e funzionano meglio di quelle dello Stato. Nello spirito di don Bosco, credo fermamente che il cambiamento passa dall’educazione e il futuro è sempre nelle mani dei più giovani che però vanno accolti con amore, incoraggiati nello studio e sostenuti nelle sfide della vita», conclude padre Carletti.
Chi volesse contribuire all’opera del missionario originario di Cavigliano lo può farlo versando un’offerta sul conto CH75 8080 8006 3595 7522 2 presso la Banca Raiffeisen Losone Pedemonte Valle Maggia a nome dell’Associazione Opera di P. Carletti, Via Cesura 5, 6654 Cavigliano.
Chiesa cattolica svizzera