Unplanned: il film che mostra la verità sulla «clinica degli orrori»

Difficile, quasi impossibile, scrollarsi di dosso l’immagine del bambino di poche settimane che prima cerca di dimenarsi e poi viene risucchiato dal catetere. Lo spettatore rimane interdetto dalla freddezza del ginecologo, dalla voracità dell’aspiratore e infine da quell’utero che torna ad essere vuoto. È una delle scene iniziali del film denuncia Unplanned (ovvero «non programmato») che sta facendo il giro del mondo, creando grande commozione tra i pro-life, ma smuovendo anche le coscienze di tanti abortisti che ancora oggi prendono alla leggera questa pratica, concessa sì dalla legge, ma comunque abusata in diversi stati del mondo intero. Un film che sta girando in moltissime città italiane registrando il tutto esaurito e che presto arriverà anche in Ticino, come ci ha assicurato Federica Picchi, distributrice per l’Italia e per la Svizzera.

La pellicola narra la vera storia di Abby Johnson, ex-direttrice di Planned Parenthood (ovvero «genitorialità pianificata»), l’organizzazione di cliniche mediche più potenti al mondo, all’interno della quale venivano eseguiti migliaia di aborti ogni anno. In un fragilissimo percorso umano, Abby, che da giovane è ricorsa ben due volte alla pratica abortiva, convinta di aiutare le donne in difficoltà, diventa invece complice della missione aziendale che ha come unico obiettivo quello di aumentare il suo fatturato vendendo il maggior numero di aborti. Entrata in azienda come semplice volontaria, otto anni dopo viene promossa direttrice, scontrandosi di continuo con la famiglia che fatica a comprendere questa scelta. Una mattina Abby si trova per la prima volta all’interno della sala operatoria ad assistere il medico in una procedura di aborto: guardando il feto dall’ecografo dimenarsi per evitare l’inevitabile, Abby rimane pietrificata e capisce che per tanti anni era stata presa in giro e a sua volta aveva preso in giro le donne (spesso giovanissime) che in lei cercavano assistenza e comprensione e alle quali continuamente ripeteva che il feto non era altro che un mucchio di cellule e che quella dell’aborto era sicuramente la scelta più giusta. Alla vista di quella immagine devastante, la Johnson capisce che il feto, già nelle prime settimane di gestazione, è a tutti gli effetti una vita umana formata e in grado di soffrire: questa svolta sarà ciò che spingerà Abby ad intraprendere una delle battaglie più importanti di tutti i tempi.

Quello dell’aborto rimane un tema sempre molto delicato e complicato da affrontare; questo film lo fa in maniera diretta, lascia senza parole e si schiera totalmente a favore della vita.

Il tema dell’aborto è stato al centro anche della puntata di Strada Regina andata in onda sabato 4 dicembre. Ospite in studio l’avvocato Carlo Caimi, presidente dell’associazione ticinese «Sì alla vita». A questo link è possibile rivedere la puntata: Interruzione volontaria di gravidanza – RSI Radiotelevisione svizzera

Chiesa cattolica svizzera

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