Don Braguglia: ecco come ripartono in pellegrinaggi della Diocesi di Lugano

I viaggi, in questi mesi ne abbiamo sentito in molti la mancanza abituati come eravamo a muoverci con libertà, fare le valigie e partire per mete culturali e spirituali. Il sole ora sembra sorgere di nuovo all’orizzonte: l’arrivo dei vaccini e la diminuzione dei contagi corrobora la voglia di ripartire, progettare e organizzare trasferte verso mete vicine e lontani. Ne parliamo con don Massimo Bragugliadirettore dell’Opera diocesana pellegrinaggi (Odp).

Don Massimo Braguglia, l’Odp riprende i viaggi con la proposta di Lourdes, in agosto. Che Lourdes sarà in questo contesto ancora pandemico, ma che pare volgere verso una positiva evoluzione?

Come abbiamo annunciato a febbraio, vivremo il viaggio a Lourdes senza gli ammalati. Certo, una scelta difficile. Ma se i malati non saranno presenti fisicamente, lo saranno almeno nelle nostre preghiere.  Il pellegrinaggio guidato dal vescovo Valerio Lazzeri, prevededue gruppi dipartecipanti: uno in aereo e uno in bus. Le uniche incognite sono dovute all’evoluzione della pandemia: l’incertezza sull’apertura della dogana italiana e l’entrata in Francia. Ma siamo però fiduciosi: il trend delle vaccinazioni in aumento e il calo generale dei contagi fanno ben sperare.

I pellegrini avranno accesso a tutti i luoghi del Santuario mariano?

L’Odp ha previsto il programma rodato da anni per Lourdes, non ci sarà però la funzione con l’unzione degli infermi, dato che non abbiamo con noi gli ammalati. L’unica incognita riguarda la Messa internazionale che si svolge nella basilica sotterranea di San Pio X, dato che riunisce grandi numeri di pellegrini. Al momento a Lourdes le funzioni sono contingentate a 50 persone, ma da oggi al nostro arrivo, la situazione sicuramente potrà evolvere favorevolmente.   

Dopo Lourdes, sono diverse le vostre proposte, soprattutto in settembre e ottobre.  Che messaggio volete inviare con l’offerta di questi viaggi? 

La gente ha un grande desiderio di poter uscire, di incontrarsi, di visitare. Per questo non abbiamo proposto dei viaggi verso mete particolarmente distanti, ma abbiamo voluto offrire la possibilità di ricominciare, piano piano, a viaggiare a partire dal riappropriarci delle relazioni. Si va insieme a visitare un luogo, a vedere altre realtà. Tutti abbiamo sentito la mancanza delle relazioni. C’è poi bisogno di staccarsi da una quotidianità che si è fatta, via via più pesante in questi mesi. Il viaggio è un luogo dove il tempo assume un’altra dimensione, la bellezza che visitiamo cura, le relazioni sono più serene. Inoltre in ogni viaggio c’è anche la presenza di un sacerdote, sempre a disposizione per condividere la vita di tutti i giorni: ed in questo periodo post-covid c’è bisogno, più che mai, anche di condivisione del cuore.

Le incognite nell’organizzare un viaggio non mancano, pensiamo alla situazione epidemiologica, all’andamento non uniforme in Europa della campagna di vaccinazione, al discutere che si fa sui passaporti vaccinali. Cosa comporta tutto questo per la vostra organizzazione?

Al momento le misure di contenimento chiedono di viaggiare con solo il 50% del bus occupato. Questo significa un po’ meno di 30 persone per bus. L’Odp non chiede un passaporto vaccinale ai partecipanti, però i viaggi devono sottostare alle regole delle compagnie aeree e dei diversi Paesi dove ci rechiamo. E’ chiaro che se una compagnia aerea o un Paese domanderà il passaporto vaccinale, il partecipante dovrà organizzarsi. Ma su questo fronte, ad oggi, la situazione resta incerta ed in piena evoluzione.  

 Un tema urgente, diventato ancora più attuale dopo la pandemia, è l’ecosostenibilità. In che modo i viaggi Odp stanno iniziando a fare attenzione a questo aspetto?

Il tema chiede una riflessione. Per ora nell’organizzazione dei nostri viaggi scegliamo il ristorante a chilometro zero, cercando l’agriturismo o una ristorazione con l’offerta di piatti locali. Cerchiamo anche di alloggiare in hotel locali. In alcune mete questa attenzione è possibile, in altre, per ora, lo è meno.

Tutti stiamo uscendo lentamente da un lungo periodo di relazioni blindate, spezzate e sempre più online. I viaggi possono essere metafora di una ripartenza anche in altri ambiti della vita?

Ci siamo certamente accorti di essere stati privati di tante relazioni, ma viviamo soprattutto anche lo strascico del disagio e della paura che abbiamo vissuto in questi mesi. Ricominciare a piccoli gruppi a viaggiare, può sicuramente aiutare a ripartire anche nella vita. 

di Cristina Vonzun

Chiesa cattolica svizzera

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