Un atto di «giustizia» per un rinnovato impegno di testimonianza e vita cristiana

La cerimonia ufficiale aveva luogo domenica 25 aprile 1971. La vigilia, mons. Giuseppe Martinoli, il primo a portare il titolo di vescovo di Lugano, si rivolgeva ai «diocesani carissimi» con un messaggio, in cui didatticamente poneva questa domanda: «Quali il significato e gli effetti pratici della separazione della Diocesi di Lugano da Basilea?». Rispondeva così: «È in primo luogo un atto di giustizia, che mette la diocesi di Lugano nelle stesse condizioni delle altre diocesi svizzere». Proseguiva sottolineando che «Lugano è diventata il titolo e la sede ufficiale della nuova diocesi. Era già scelta come tale nel 1888, benché, anche altra città, e precisamente Locarno avesse fatto proposte concrete per assicurarsi il favore di questa scelta». Aggiungeva di conseguenza: «Primo vescovo di Lugano, mi è caro salutare questa città, le sue autorità e la popolazione». Nel contempo sottolineava il desiderio di essere vicino a tutti e di poter dare alla nuova Diocesi «col valido aiuto del clero e del laicato, un’organizzazione che consenta una pastorale più consona con le nuove esigenze dei tempi». Parlando di nuova diocesi di Lugano, è comunque corretto precisare che negli anni precedenti, la vita ecclesiale aveva vissuto eventi significativi con i vescovi di allora che dovevano «accontentarsi» del titolo di «amministratore apostolico». Basti pensare, per limitarci a qualche esempio, all’edificazione del seminario san Carlo a Lugano-Besso con il vescovo Vincenzo Molo; alle intuizioni pastorali e sociali del vescovo Aurelio Bacciarini che aveva fondato il Giornale del Popolo, dato vita all’Organizzazione Cristiano Sociale, alla Compagnia di Santa Teresa e costruito la Basilica del Sacro Cuore; al dinamismo pastorale del vescovo Angelo Jelmini che aveva visitato gli emigranti ticinesi nell’America del Nord e del Sud, promosso il grande evento della Madonna Pellegrina, aperto il Collegio Pio XII e il Seminario minore a Breganzona-Lucino, edificato la chiesa di san Nicolao a Lugano-Besso. Inoltre con coraggio e generosità aveva accolto e salvato tanti profughi ebrei mentre sull’«Europa cristiana» imperversava violento l’antisemitismo. Nell’omelia da lui tenuta in cattedrale nel giorno dell’inaugurazione il vescovo Martinoli sottolineava che «costituiti in Chiesa locale, dobbiamo ancora meglio sperimentare che vivere in seno alla Chiesa locale è vivere in seno alla Chiesa universale», aggiungendo «che questa unione e fedeltà alla Chiesa universale ed al Papa, sempre professate nella nostra terra, non saranno mai smentite, anche se qualche voce dissonante può farsi sentire attraverso i massmedia». Precisato che «la nostra terra è ricca di fermenti religiosi, raccolti e rafforzati da generazioni», sottolineava il conseguente dovere di «portare questi fermenti verso uno sviluppo sempre maggiore». Da saggio pastore aveva colto quindi nell’ «inaugurazione della nuova diocesi» soprattutto l’occasione per un rinnovato impegno di vita cristiana e di sincera testimonianza.

Gianni Ballabio

Chiesa cattolica svizzera

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