Questa volta davanti al Lafayette Park, sullo sfondo della Casa Bianca, le centinaia di persone che sfilavano non erano giovani con pugni alzati, ma piuttosto religiosi e religiose, sacerdoti, laici e i due vescovi ausiliari di Washington. Nel corso dello scorso weekend molti vescovi, sacerdoti e parrocchie hanno organizzato incontri online e preghiere, ma anche durante le Messe sono state lette omelie e lettere pastorali che, senza mezzi termini, invitavano a fare passi concreti contro il «profondo peccato del razzismo» e a celebrare la diversità degli Stati Uniti come un patrimonio che non divide. A Boston, il cardinale Sean P. O’Malley ha chiesto che in tutte le parrocchie si leggesse la sua lettera dove il razzismo viene definito una «malattia sociale e spirituale che uccide le persone. Come nazione abbiamo abolito legalmente la schiavitù, ma non abbiamo affrontato la sua eredità duratura cioè discriminazione, diseguaglianza e violenza»
Lunedì sera davanti al Lafayette Park, sullo sfondo della Casa Bianca, sono ancora sfilate centinaia di persone. Stavolta però non erano giovani con pugni alzati, ma piuttosto religiosi e religiose, sacerdoti, laici e i due vescovi ausiliari di Washington. Non c’erano i cartelli di Black lives Matter ma rosari e immagini della Madonna di Guadalupe e di Oscar Romero. Non urla, ma preghiere per la pace e la giustizia, letture bibliche, canti e poi i nomi di tutti gli afro-americani, cominciando da George Floyd, morti a causa dell’ingiustizia razziale.
«Crediamo davvero nella dignità di ogni persona», ha detto una delle suore francescane presenti: «Abbiamo solo pensato che fosse importante scendere in strada e mostrare sostegno e solidarietà con i nostri fratelli e sorelle. È vero che tutte le vite contano, ma penso che nel nostro Paese abbiamo una storia di razzismo forte ed è importante riconoscerlo»
Nel corso dello scorso weekend molti vescovi, sacerdoti e parrocchie hanno organizzato incontri online e preghiere, ma anche durante le Messe sono state lette omelie e lettere pastorali che, senza mezzi termini, invitavano a fare passi concreti contro il «profondo peccato del razzismo» e a celebrare la diversità degli Stati Uniti come un patrimonio che non divide.
A Boston, il cardinale Sean P. O’Malley ha chiesto che in tutte le parrocchie si leggesse la sua lettera dove
il razzismo viene definito una «malattia sociale e spirituale che uccide le persone».
«Come nazione – scrive – abbiamo abolito legalmente la schiavitù, ma non abbiamo affrontato la sua eredità duratura cioè discriminazione, diseguaglianza e violenza».
Il cardinale O’Malley ha riconosciuto che la Chiesa cattolica degli Stati Uniti ha avuto una «complicità storica nella schiavitù» e serve fare ogni sforzo per garantire autentici processi di guarigione tra persone di diverse razze, nazionalità e religioni.
Riferendosi alla morte di George Floyd come a un «omicidio» compiuto «per mano di quattro poliziotti canaglia», l’arcivescovo di Boston ha condannato il razzismo come un «cancro malvagio e morale».
E ancora: «Ci chiamano per affermare il valore inestimabile della vita di ogni persona. Ci chiamano per raddoppiare il nostro impegno a promuovere il rispetto e la giustizia per tutte le persone. Ci chiamano per sostenere e difendere la verità che Black Lives Matter – Le vite nere contano».
Agenzia Sir/red
Chiesa cattolica svizzera