Il caso. Via le ruspe dalla casa della Hillesum

La Casa di Etty Hillesum ad Amsterdam distrutta dalle ruspe. L’Olanda si scuote di fronte allo sfregio della memoria antinazista. Se «nessun profeta è gradito in patria» figuriamoci che cosa accade per le «profetesse«. Tale come lo è stata nella vita, nelle opere, nel pensiero e nella sua struggente libertà, una donna olandese, europea di cultura ed ebraica di ascendenze, che molti stiamo imparando a conoscere e amare nel profondo della sua sensibilità umana e femminile: Etty Hillesum. Scrittrice e martire di grande sensibilità e delicatezza, tale da sfuggire a ogni canonica e rigida classificazione di parte, resta di lei il fecondo tratto umano e intellettuale che l’accomuna alla trasversalità delle mistiche medievali, attenta a tutte le più esili e frastagliate sfumature delle varie tradizioni religiose, quasi un filo teso tra l’ebraismo e il cattolicesimo di ispirazione femminile ed europea. Laureata in giurisprudenza, avvocata dei più deboli e indifesi, Etty fu vittima della Shoah, spirando nel campo di concentramento di Auschwitz nel novembre del 1943. Di lei, in Olanda, per restare in tema biblico, è rimasta una memoria minore se non sminuita, quasi relegata e seppellita in quel «campo degli orfani» che non si può invadere, dove nessuno può «spostare il confine antico».

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Chiesa cattolica svizzera

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