«Flee or fight»: quelle 11 emozioni che ci fanno combattere o fuggire

Quante sono le emozioni? Come possiamo distinguerle? È possibile gestirle o ne siamo totalmente dominati? Sono domande che interrogano (e forse inquietano) l’uomo di oggi. Risposte interessanti a queste e altre domande possono arrivare – udite, udite – dal Medioevo, a lungo dileggiato come periodo di ignoranza e oscurantismo.

Tommaso d’Aquino era un frate domenicano vissuto nel XIII secolo, autore di un’opera intitolata «Somma» – cioè riassunto – «di teologia», ma che tanto riassunto non sembra, viste le dimensioni. In quest’opera, Tommaso (che per la Chiesa cattolica è anche santo e dottore!) non tratta solo di teologia, ma anche di filosofia, psicologia e morale. Le sue
analisi sono finissime e meritano di essere recuperate e applicate all’uomo di oggi, che sembra essere così lontano dalla felicità. Secondo Tommaso, le emozioni fondamentali – che egli chiama «passioni» – sono 11: amore, desiderio, gioia, odio, fuga, tristezza, ira, speranza, coraggio, disperazione e paura. Tutte le altre emozioni che proviamo sono o varietà o combinazioni di più emozioni fondamentali.

L’uomo è strutturato per amare. L’amore infatti è la prima causa di tutte le altre emozioni. Quando amiamo qualcosa o qualcuno, disponiamo bene la nostra anima verso di essa, «come se avessimo la sua stessa natura»: potremmo dire che siamo ciò che amiamo! La dinamica principale della vita affettiva è costituita da un movimento che dall’amore arriva al desiderio (causato dall’assenza della cosa amata) e termina nella gioia (causata dalla presenza di essa). A volte, anzi spesso, accade che tra il desiderio e la gioia si pongano ostacoli di diversa natura. È tutto ciò che odiamo. Dall’odio nascono la fuga, che è ciò che oggi definiremmo come quel senso di repulsione che ci spinge ad allontanarci e ad evitare ciò che consideriamo dannoso, e la tristezza, che si presenta quando quell’ostacolo è presente nella nostra vita. Ci sono così queste due possibili e alternative dinamiche affettive composte da tre passioni l’una.

L’ira – che solitamente viene demonizzata e, così, repressa – assume un valore importantissimo. L’ira non va confusa con la rabbia, con una reazione scomposta e violenta a ciò che ci ostacola, ma con quel moto di aggressività che ci porta a reagire nelle difficoltà. Tra tristezza e ira, da una parte, e tristezza e fuga, dall’altra, c’è il segreto della nostra sanità mentale e del nostro quieto vivere. Come dicono gli psicologi oggi, flee or fight – «fuggi o combatti». L’ira e le altre emozioni servono a combattere quegli ostacoli particolarmente difficili. Se riteniamo che il bene che ci è impedito sia difficile da raggiungere, ma tutto sommato raggiungibile, allora proviamo speranza. Se riteniamo
che sia non solo difficile da raggiungere, ma anche irraggiungibile, allora proviamo disperazione. Se al contrario riteniamo che l’ostacolo che dobbiamo affrontare sia difficile da superare ma vincibile, proviamo coraggio. Se invece lo reputiamo invincibile, paura.

Le passioni non sono da reprimere né qualcosa da temere: esse sono l’energia da sfruttare per raggiungere la felicità. Dobbiamo solo conoscerle.

Gaetano Masciullo
PhD Student – University of Lucerne

Chiesa cattolica svizzera

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