Mons. Hinder, vicario di Arabia, racconta il Natale di una chiesa migrante, testimone e messaggera di pace

Il mistero dell’incarnazione «rivela un Dio in movimento», che in Cristo «è diventato un migrante». Per noi, Chiesa migrante, «è ragione di gioia, ma pure di impegno nel farci messaggeri di pace». È quanto racconta, in una lunga intervista ad AsiaNews,mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale (Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen). Una terra in cui è ancor vivo il ricordo del viaggio apostolico di Papa Francesco che, come rivela il prelato, continua a dare frutti. Uno fra tanti? La possibilità di celebrare per la prima volta «la messa con più di 120 prigionieri in un carcere federale. Per tutti i detenuti è stato un Natale anticipato».

Da un’area a grandissima maggioranza musulmana sono giunti segnali incoraggianti in tema di dialogo e confronto. A febbraio gli Emirati hanno accolto per la prima volta un pontefice in una nazione del Golfo: oltre 120mila fedeli hanno assistito alla messa di Papa Francesco, per un evento epocale riproposto da una delle principali emittenti locali in un documentario. Alla visita si uniscono altri eventi di primo piano, fra i quali la riapertura del sito più antico, l’inaugurazione di una nuova parrocchia in Oman e una presenza crescente dei laici nella missione.

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