Corsi online per formare volontari e personale sanitario. In Ticino nasce l'istituto Humanae Curae

Il tempo della malattia, che lo si consideri dalla parte di chi si trova ad attraversarlo, o da quella del familiare che accompagna o ancora da quella di chi, tra le corsie fa volontariato, è un tempo forte; che suscita domande importanti e che chiede risposte mai banali. Don Sergio Carettoni, da diversi anni cappellano della Clinca Moncucco di Lugano, vi è confrontato praticamente ogni volta che si avvicina al letto di un malato. Espressa verbalmente o rinchiusa in un silenzio impenetrabile, la domanda non solo sul senso di questo percorso, ma sul senso della vita nel suo insieme, è sempre presente. Ma Don Sergio constata anche quotidianamente l’impreparazione a rispondervi: non solo di chi vi è confrontato personalmente, ma anche a livello istituzionale e anche sociale. Dolore, sofferenza e morte sono stati progressivamente allontanati dal nostro orizzonte efficientista, relegati tra le mura di ospedali e case per anziani e affidati alle mani dei professionisti. Per cui, molto spesso, queste domande restano senza risposta. Anche per ovviare a tutto questo, sarà ora possibile seguire online, a partire dal prossimo 8 gennaio, un corso di formazione in pastorale sanitaria. A proporlo, l’Istituto Humanae Curae (IHC), recentemente costituito a Lugano. Tra le materie insegnate: antropologia filosofica, psicologia della salute e della malattie, spiritualità degli operatori sociali, il fine vita, la pastorale legata al lutto, la medicina narrativa. «Da quando sono qui- ci dice don Sergio- sento spesso la frase «mi mancano gli strumenti» pronunciata da chi frequenta le corsie dell’ospedale: sia da medici o infermiere, che da accompagnatori, familiari o volontari». Non si tratta di strumenti professionali, ma soprattutto di natura umana e spirituale. Come e cosa comunicare al malato, come riempire di senso questo tempo attraversato dal dolore, che comprensione, ma anche che speranza dare a chi accompagna un familiare malato? Sono temi cruciali, a cui oggi la nostra società cerca di sfuggire. Rispondervi alla luce del magistero della Chiesa, è l’obiettivo del nuovo istituto. A fronte di questo bisogno, avvertito con urgenza e alla necessità di non perdere né l’occasione né le collaborazioni che si sono già annunciate, spiega don Sergio, è stata costituita una SA che in questa prima fase, ha la finalità di attivare i corsi.

Chi saranno gli insegnanti? «Vi sarà, per esempio, don Martino Signoretto, un biblista di Verona che dentro i suoi studi di sacra scrittura ha acceso il filone di una sua ricerca personale sul dolore nelle Scritture. Oppure il corso di antropologia filosofica, verrà tenuto da Gaetano Masciullo, un giovane che sta terminando il suo dottorato di studi all’USI e che si è occupato di Tommaso d’Aquino e la gestione delle passioni e delle emozioni dell’umano attraveso la scale delle virtù: leggendo, insomma, le virtù in chiave terapeutica. O ancora padre Natale Brescianini, monaco benedettino, già conosciuto in Ticino per aver proposto diversi seminari a medici e staff dirigenziale dell’ospedale La Carità di Locarno. Don Emanuele Di Marco sui temi di pastorale della salute, lo psicologo di Milano, Roberto Mauri, don Jesus Mora Angarita del Venezuela, Fabrizio Carletti e altri».

Come si colloca questa nuova realtà all’interno del panorama formativo già esistente? «Il nostro desiderio e uno degli obiettivi dell’istituto è quello di creare partenariato. Di essere cioè, una realtà che nasce non in contrapposizione, ma come un luogo di possibili ponti che si incontrano. In questo primo momento, l’IHC è completamente indipendente e staccato dalle altre realtà ma c’è la piena disponibilità di attivare un tavolo di relazione e di dialogo accademico sia con la Facoltà di Teologia, che con la SUPSI e l’USI, perché la grande questione che sta dietro a questo progetto è il tema dell’umano: capire di che uomo stiamo parlando. E pertanto questo ci accomuna tutti».

E perché avete scelto la modalità on-line? «Nell’ottica di quella prossimità di cui parlava anche Papa Francesco nella «Veritatis gaudium«, dove suggerisce ad università, facoltà ed istituti ecclesiastici di adottare questa modalità per permettere a tutti, anche alle persone più lontane, di essere incluse in un processo di formazione. Naturalmente vi saranno anche momenti di presenza. Vi saranno workshop e laboratori, distribuiti nei fine settimana e ogni partecipante sarà affiancato da un tutor che lo seguirà lungo tutto l’arco del percorso».

Chiesa cattolica svizzera

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