Ogni giorno muoiono oltre 300 bambini e adolescenti per cause legate all’Aids, 13 ogni ora. Solo nel 2018, circa 160mila bambini con meno di 9 anni sono stati colpiti dall’Hiv, portando a quota 1,1 milioni il numero dei bambini, nella stessa fascia d’età, che convivono con il virus. Il virus dell’immunodeficienza umana è stato trasmesso a 89mila bambini con meno di 5 anni durante la gravidanza o il parto e a 76mila durante l’allattamento. Numeri allarmanti che evidenziano quanto l’Hiv e l’Aids continuino a costituire una grave minaccia a livello globale, nonostante gli sforzi messi in campo fino ad ora.
Lo studio dell’Unicef mette in luce, tra le cause principali della diffusione del virus, due fattori determinanti: lo scarso accesso a cure antiretrovirali e i limitati sforzi in ambito preventivo. Nel 2018, infatti, solo il 54% dei bambini con l’Hiv fra gli 0 e i 14 anni ricevevano una terapia antiretrovirale salvavita. «Possiamo individuare inoltre una costante: la povertà delle zone maggiormente colpite», commenta Paolo Rozera, direttore generale Unicef Italia. «A livello mondiale – prosegue – abbiamo compiuto importanti progressi: siamo riusciti ad evitare circa 2 milioni di nuovi casi e a prevenire la morte di oltre 1 milione di bambini sotto i 5 anni». Tuttavia, non possiamo abbassare la guardia, «dobbiamo migliorare l’accesso alle cure che consentono di convivere con il virus, realizzare interventi di tipo educativo e puntare sulla prevenzione eliminando il problema alla radice».
«Il rapporto – precisa Rozera – evidenzia in particolare una forte disparità regionale. In altre parole, se si nasce in alcune aree del mondo e si contrae il virus, è difficile se non addirittura impossibile ricevere una cura». In testa alla ›classifica’, l’Asia meridionale con un accesso alle terapie pari al 91%, mentre all’ultimo posto, troviamo l’Africa occidentale e centrale con una percentuale che sfiora appena il 28%. Un ampio divario tra le diverse regioni del mondo si può riscontrare anche nell’ambito dei trattamenti antiretrovirali per prevenire la trasmissione del virus da mamma a figlio.
Lo scorso anno, 140mila ragazze adolescenti hanno contratto il virus, più del doppio rispetto alla loro controparte maschile che si attesta a quota 50mila. «Un dato, questo, che ci fa molto riflettere», spiega Rozera. Probabilmente un certo tipo di educazione, sessuale e sanitaria in primis, non ha una capillarità universale e mostra una differenza fra uomini e donne.
Tre sono, in particolare, le richieste avanzate da Unicef in occasione della Giornata Mondiale contro l’Aids. Il fondo Onu per l’infanzia chiede ai governi e ai propri partner di migliorare le analisi e le cure per bambini e adolescenti, rispondendo così in modo più efficace alle necessità di questa popolazione vulnerabile. Inoltre, invita ad investire e realizzare interventi efficaci e innovativi per colmare rapidamente il divario persistente in termini di analisi e cura.
Vatican News/red
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