Svezia: le Chiese mettono in guardia dal «sonno» nazionalista

«Ogni anno parlamentare ha le sue sfide nazionali e internazionali a cui trovare soluzioni nel senso di una politica buona, equilibrata e umana. Per noi è importante che il valore e la dignità delle persone siano al centro»: così scrive la presidenza del Consiglio delle Chiese in Svezia ai leader dei gruppi politici al Riksdag (il parlamento svedese), all’inizio di un nuovo anno di attività.

Tra le sfide che la Svezia ha di fronte ci sono «la crisi climatica, la riforma dell’assistenza sanitaria, l’istruzione, la sicurezza, il crescente divario economico e sociale tra le persone, la criminalità e la disoccupazione». Le Chiese sono pronte a «contribuire per una società buona», ma segnalano anche il «pericolo che si perda di vista il mondo al di fuori del nostro Paese», cadendo in «una specie di sonno nazionalista», e «ci si ripieghi su se stessi». Il riferimento è a chi vuole «rendere il confine del nostro Paese sempre più chiuso» e al dibattito in corso mentre ci si appresta alla revisione della politica migratoria svedese. «Ogni persona che arriva al confine ha diritto» che il suo caso sia singolarmente esaminato e si verifichi se «è autorizzata a rimanere, come rifugiata o bisognosa di protezione, o meno». La Svezia deve anche fare pressioni in Europa perché ci sia «accoglienza condivisa dei rifugiati». «Coloro che immigrano in Svezia», conclude la lettera, «hanno bisogno di noi e della nostra protezione, ma anche noi abbiamo bisogno di loro».

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Chiesa cattolica svizzera

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