E’ il Campo diocesano di Soamandrakizay, nella periferia di Antananarivo, realizzato su un terreno di circa 30 ettari, per metà di proprietà della diocesi e per metà appartenente ad un magnate musulmano, ad ospitare il caloroso e atteso incontro di Francesco con la gioventù del Madagascar che brilla di una fede viva. Le danze tradizionali, i cori, le musiche sature di percussioni, i colori di questa isola meravigliosa muovono di felicità gli occhi del Papa. «Non si sbagliavano quelli che mi hanno detto che avete una gioia e un entusiasmo straordinari», esordisce il Vescovo di Roma, che poi ascolta coinvolto le testimonianze di due giovani.
Rova Sitraka, uno dei due invitati a dare la loro testimonianza sul palco, parla di come la missione verso i carcerati, l’abbia completamente trasformato e arricchito, cambiando soprattutto il suo modo di vedere e giudicare gli altri per quanto questo suo impegno non fosse visto di buon occhio dalla famiglia. «Hai imparato a conoscere non solo le qualità ma anche le storie che si nascondono dietro ogni volto – gli dice il Pontefice, ringraziandolo – hai messo da parte la critica veloce e facile, che sempre paralizza. Ti sei reso conto che, in molte persone che sono in prigione, non c’era il male, ma solo delle cattive scelte».
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