Al LongLake il destino di luce dell'uomo nelle parole del monaco libanese San Charbel Makhlouf

L’ultimo concerto di musica classica, per questa edizione del Longlake, ha puntato in alto: un viaggio di parole e musica al cui centro c’è il mistero dell’uomo, della sua vita, ma anche delle sue cadute, e infine di Dio. Un concerto spirituale dedicato subito, all’inizio, dal violoncellista Christian Bellisario a Stefan Dymiter, conosciuto prima che morisse, che da cieco e autodidatta suonava il violoncello. Poi la musica: Bach, Vivaldi, Schumann, Strauss e altri. Una musica che traduce in suoni delle parole che sferzano l’aria: sono quelle del monaco maronita libanese San Charbel Makhlouf, vissuto più di un secolo fa. Esse ci hanno accompagnato in un percorso interiore di riscoperta di noi stessi. Pronunciate dalla voce convincente di Bellisario, hanno rischiarato lo scorso 17 luglio la chiesa di San Nicolao a Lugano, ormai nella penombra della sera.

C’è qualcosa, in quelle parole, che parla dell’umano che c’è in tutti noi. Parlano del «mistero della croce» ma lo fanno in un modo che ci tocca da vicino, soprattutto perché al dolore, alla morte, contrappongono una sola grande parola, rimedio di ogni male: amore. «Santifica – si raccomanda il monaco – l’attimo presente, la vita che stai vivendo con l’amore». Dopodiché «lasciate riscrivere a Dio quello che deve riscrivere delle vostre vite». Un invito, dunque, a intraprendere un cammino ben preciso, a orientare nuovamente le nostre esistenze; un messaggio potente, per dirci che il destino dell’uomo è uno solo: «una perpetua trasformazione da ciò che è materiale in luce». L’uomo è destinato al bene, alla luce. E ribadirlo, o meglio, a «dirlo in musica», un delicato suono d’arpa, quello della brava Motoko Tanaka, che durante la serata ha pizzicato le corde con grande espressività, nella speranza che il messaggio giungesse al cuore. Ogni nota ha rievocato il messaggio del monaco: «Avanti con coraggio, con ardore, perché le lacrime non fanno la salvezza. Occorre vincere la nostra debolezza, non farne un pretesto. Anziché tessere le lodi delle vostre catene, scioglietele». E sciolti in un commosso applauso anche gli spettatori hanno sicuramente gradito, imparando che «fin dall’origine era l’amore che è il fondamento dell’universo, la legge e il termine di tutte le cose.»

Laura Quadri
Fonte: osservatore.ch

Chiesa cattolica svizzera

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