Rapporto Onu sulla fame nel mondo. Santa Sede: fare di più e crescere in solidarietà

«L’umanità non ha fatto sufficientemente il suo dovere per i fratelli più poveri». Con queste parole mons. Fernando Chica Arellano, Osservatore permanete presso l’organizzazione Onu per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), presso il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad) e presso il Programma alimentare mondiale (Pam), commenta il rapporto 2019 sullo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo. Il documento è stato presentato ieri a New York da cinque agenzie delle Nazioni Unite: Fao, Ifad, Unicef (Fondo per l’infanzia), Wfp (Programma alimentare mondiale) e Oms (Organizzazione mondiale della sanità). Il rapporto rientra nel monitoraggio dei progressi verso il secondo obiettivo di sviluppo sostenibile (SDG) – «Fame Zero» – che mira a sconfiggere la fame, promuovere la sicurezza alimentare e porre fine a tutte le forme di malnutrizione entro il 2030.
I numeri della crudeltà della fame

Per il terzo anno consecutivo, la fame nel mondo non accenna a calare: nel 2018, circa 820 milioni di persone non hanno avuto cibo a sufficienza, rispetto agli 811 milioni dell’anno precedente. I bambini con basso peso alla nascita sono 20,5 milioni (1 su 7), i piccoli al di sotto dei 5 anni affetti da malnutrizione cronica sono 148,9 milioni e quelli che soffrono di malnutrizione acuta sono 49,5 milioni. La fame, in modo particolare, sta aumentando nei Paesi in cui la crescita economica è in ritardo, soprattutto quelli a medio reddito e quelli dediti prevalentemente al commercio internazionale di materie prime. Il rapporto delle Nazioni Unite evidenzia, inoltre, che nel mondo aumentano sovrappeso e obesità, in particolare tra i bambini in età scolare e gli adulti; e che le probabilità di insicurezza alimentare sono più alte tra le donne rispetto agli uomini in tutti i continenti, con il maggiore divario in America Latina. «Il rapporto – prosegue nell’intervista concessa a Vatican News mons. Fernando Chica Arellano – ci sta dicendo che le persone che stanno dietro a questi numeri non hanno né un presente sereno né un futuro luminoso». «La comunità internazionale veramente dovrebbe fare di più – rimarca – manca la volontà, soprattutto nel togliere le cause dovute all’uomo, come i conflitti, la crisi economica e i cambiamenti climatici».

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