Caritas Svizzera prende posizione sul programma svizzero di cooperazione allo sviluppo dei prossimi anni

Il Consiglio federale si espresso sulle modalità con le quali intende organizzare nei prossimi anni la cooperazione allo sviluppo. In occasione della consultazione sul messaggio, Caritas Svizzera sottolinea che la priorità, nella cooperazione allo sviluppo, dovrebbe essere quella di combattere la povertà a livello mondiale e di favorire la solidarietà, in primis entro i confini della Svizzera.

La comunità internazionale è lungi dall’essere riuscita a combattere la povertà. 750 milioni di persone continuano a vivere con meno di 1,9 dollari al giorno. Anche se il numero sta diminuendo in America Latina e Asia, continua ad aumentare nella regione dell’Africa subsariana. «L’attenzione della popolazione per il tema della cooperazione allo sviluppo – denuncia Caritas – è diminuita soprattutto presso le giovani generazioni. Bisogna per tanto pensare a una diversa politica di informazione. È questa la strada per ottenere un largo sostegno da parte della popolazione svizzera. Caritas, per questo, si rallegra del fatto che il Messaggio sulla cooperazione allo sviluppo sia entrato in fase di consultazione». Così Hugo Fasel, direttore di Caritas Svizzera, in una presa di posizione odierna.

Se il Consiglio federale intende utilizzare la cooperazione allo sviluppo per promuovere una crescita economica duratura e creare dei posti di lavoro, questo deve però essere sempre fatto nell’ottica di contribuire alla diminuzione della povertà, evitando di focalizzarsi in modo unilaterale ad esempio sul settore privato. Un punto a favore del rapporto è quello di aver messo in relazione la questione dello sviluppo con quella della crisi migratoria. Sarebbe tuttavia sbagliato concentrarsi su delle misure che reprimano e contengano il fenomeno migratorio solo a breve termine, perché a lungo termine vi sono dei problemi a monte che richiedono di essere considerati.

Crisi climatica: anche qui necessari dei mezzi supplementari

La Svizzera ha come obiettivo quello di offrire protezione dagli effetti negativi del cambiamento climatico alle fasce di popolazione più povere nel pianeta. In effetti, i Paesi poveri sono quelli più toccati oggi dal cambiamento climatico. Per le loro popolazioni, la crisi climatica rappresenta una minaccia esistenziale. Le ondate di calore e di siccità, le inondazioni, gli uragani e le tempeste uccidono migliaia di persone e causano disagi enormi. La popolazione toccata ha pertanto bisogno di aiuto per adattarsi ai cambiamenti e per proteggersi da queste minacce. I Paesi industrializzati si sono impegnati, in virtù del diritto internazionale, a fornire nuovi fondi per il clima oltre quelli già esistenti per la cooperazione allo sviluppo. Dal punto di vista di Caritas, non è ammissibile che la Svizzera – nonostante la sua responsabilità nel riscaldamento climatico e malgrado l’impegno internazionale in materia di politica climatica – stia sempre in secondo piano quando si tratta di portare il proprio aiuto in questo campo.

Mezzi finanziari: un aumento possibile

Caritas pensa che i fondi per la cooperazione allo sviluppo debbano essere moltiplicati per due. La Svizzera è altresì chiamata a contribuire in modo appropriato ai bisogni crescenti nel campo dell’aiuto umanitario. Questo comporta che il totale degli aiuti della Svizzera in materia di cooperazione allo sviluppo e di protezione del clima deve essere portato a 6,5 miliardi di franchi, il che equivale ad un aumento dallo 0,44% al 1% del PIL. Solo così la Svizzera potrà essere al livello di Svezia, Norvegia e Lussemburgo. I mezzi per questo aumento esistono. La Confederazione economicamente va molto bene. Caritas propone per questo che la Svizzera, al posto di ridurre i suoi aiuti, li aumenti in vista di un mondo più pacifico, in cui i nostri figli possano aver voglia di crescere.

(red)

Chiesa cattolica svizzera

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