Tweet del Papa: con l'Ascensione il Signore ci ricorda che la meta è il Cielo. Il significato della Festa

«Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo»». (At 1, 9-11)

Il giovedì della sesta settimana di Pasqua si celebra la solennità dell’Ascensione, che alcuni Paesi spostano alla domenica successiva. Siamo nel tempo della Pasqua, cioè della gioia, della liberazione dalla morte e dal peccato grazie alla Resurrezione, nel tempo della promessa di salvezza. Gesù, quindi, torna per congedarsi dagli apostoli che ora sono pronti al distacco, come figli cresciuti. La separazione, però, è solo apparente perché il Signore, invisibile, continua ad operare nella Chiesa, ed è temporanea, perché Egli un giorno tornerà.

Fonti storiche e origini della solennità

I Vangeli parlano poco dell’Ascensione: Matteo e Giovanni terminano il racconto con le apparizioni di Gesù dopo la Resurrezione; Marco gli dedica l’ultima frase del testo, mentre Luca le dà più ampio respiro, soprattutto negli Atti degli Apostoli. Qui precisa che 40 giorni dopo la Pasqua – un numero altamente simbolico in tutta la Bibbia – Gesù conduce gli apostoli verso Betania e arrivato sul Monte degli Ulivi (chiamato perciò anche Monte dell’Ascensione) li benedice e parla loro prima di salire al cielo e fare ritorno al Padre. In questo discorso Gesù conferma la promessa della discesa dello Spirito che non li lascerà soli e prefigura la sua seconda venuta, alla fine dei tempi. La celebrazione dell’Ascensione ha origini antiche ed è già testimoniata sia da Eusebio di Cesara che e dalla pellegrina Egeria, e risente della tradizione ebraica ad esempio nell’immagine della «salita» verso Dio non solo fisica – seppure cattedrali e monasteri sono spesso collocati in posizioni elevate – ma anche spirituale, intesa come purificazione e raccoglimento per ascoltarne la Parola. Inizialmente veniva celebrata a Betlemme proprio per sottolineare che da lì tutto era partito, e costituiva un tutt’uno con la festa di Pentecoste, celebrata il pomeriggio dello stesso giorno, ma da questa era già separata nel V-VI secolo, come dimostrano San Giovanni Crisostomo e Sant’Agostino che all’Ascensione dedicarono intere omelie.

Il significato dell’Ascensione

Tornando al Padre, Gesù chiude un cerchio, che ha attraversato la sua esistenza umana per tornare nei cieli, pur rimanendo vivo e presente nella Chiesa. Ma è proprio grazie al momento dell’Ascensione che questa dicotomia tra cieli e terra viene superata: Gesù se ne va, ma soltanto precede, come un fratello, come un re e come il Figlio prediletto, tutti gli uomini, in paradiso, lì dove è Dio. Come un uomo, Gesù era sceso agli inferi per salvare Adamo e così, con l’Ascensione, ribadisce una volta in più che è il cielo il destino a cui l’uomo deve aspirare, la santità, riassumendo il senso del mistero dell’Incarnazione e il fine ultimo della salvezza. La glorificazione della natura umana, incarnata dal Verbo in tutta la sua povertà e da Lui, poi, sollevata fino al cielo, è ancora meglio spiegata in diverse preghiere appartenenti alla tradizione bizantina in cui si supera la disputa, appunto, tra cielo e terra.

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