La verde Svizzera; il cuore di Roma; l’arrivo in aeroporto e l’accoglienza in Vaticano. Sono le tappe iniziali della nuova clip video della serie prodotta da Vatican Media e Officina della Comunicazione, sotto l’egida del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, per permettere alla Guardia Svizzera Pontificia di presentarsi ai ragazzi elvetici interessati a far parte del Corpo.
La narrazione è imperniata sul viaggio di una giovane recluta e si sofferma soprattutto sul programma di formazione del Corpo per giungere ai più moderni standard di sicurezza. Un percorso intensivo – chiamato scuola reclute – della durata di due mesi che parte dal centro di addestramento della Polizia ad Isone, in Ticino, dove ci si allena e si studia. Le lezioni vertono sulle basi della psicologia e del diritto. Ma nel programma ci sono anche le nozioni di tiro, di autodifesa e di primo soccorso.
Successivamente si torna in Vaticano per un altro mese di addestramento presso il quartier generale del Corpo. Qui si acquisiscono le necessarie conoscenze delle persone e dei luoghi di frequentazione quotidiana come il Palazzo Apostolico e Casa Santa Marta dove risiede il Papa e dove le Guardie Svizzere vigilano giorno e notte. Il corso prevede anche l’apprendimento delle forme militari con e senza alabarda e il protocollo da seguire in occasione delle visite dei Capi di Stato. Inoltre, nonostante la lingua ufficiale del Corpo sia il tedesco, si studia anche l’italiano.
In questo periodo l’obiettivo primario è quello di alimentare lo spirito di squadra. Quindi si vive il più possibile assieme tranne durante il servizio quando è previsto l’affiancamento di un capo posto più anziano. In pratica si magia allo stesso tavolo, ci si confronta costantemente e si dorme in un’unica camerata composta da una decina di letti. In seguito si passa in stanze doppie o triple. La stanza singola spetta solo agli alabardieri più anziani o ai sottoufficiali. La residenza è sempre all’interno delle Mura Leonine, salvo eccezioni concesse a Guardie che vivono nelle immediate vicinanze perché desiderano sposarsi senza che sia disponibile un appartamento dentro lo Stato. La reperibilità di ogni Guardia Svizzera è una condizione fondamentale.
«Capita molto raramente che qualcuno lasci durante due mesi di formazione», spiega il sergente Urs Breitenmoser, responsabile dei media della Guardia Svizzera Pontificia. «In precedenza – aggiunge – ci sono diversi incontri per capire se la persona è idonea al percorso. Al termine arriva il colloquio conclusivo con il Comandante e il Cappellano, sono loro che danno il benestare finale». Spesso tutto comincia con la cosiddetta ›settimana di informazione’, in programma ogni autunno in Vaticano. Un’iniziativa rivolta ai ragazzi svizzeri fra 16 e 18 anni che si recano sul posto per vedere da vicino la realtà della Guardia Svizzera. «Una buona parte di loro – conclude Breitenmoser – entra realmente a far parte del corpo».
Sono diversi i requisiti per la candidatura, come riporta il sito internet della Guardia Svizzera Pontificia. Tra questi: la cittadinanza svizzera; un’età compresa fra i 19 e 30 anni e un’altezza non inferiore ad un metro e settantaquattro centimetri. Inutile precisare la necessità di essere cattolici praticanti e la disponibilità a prestare servizio per almeno ventisei mesi. Le ferie arrivano solo dopo i primi otto mesi. Trascorsi cinque anni anche gli alabardieri possono sposarsi. In precedenza, invece, serviva molto più tempo: prima di contrarre matrimonio la recluta doveva infatti diventare caporale. Questa novità è stata introdotta nel 2018 da Papa Francesco nel quadro della riforma del Corpo che ha stabilito l’innalzamento del numero degli effettivi da 110 a 135 uomini.
Chiesa cattolica svizzera