Le autorità pakistane impediscono a 14 giovani di partire per la GmG

L’Ufficio del Dipartimento per l’Immigrazione all’aeroporto Allama Iqbal di Lahore in Pakistan ha fermato i giovani cattolici che, nei giorni del 23 e 24 gennaio, erano in procinto di imbarcarsi per partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù(GMG), in corso a Panama. Come appreso dall’Agenzia Fides, la delegazione cattolica pakistana è stata bloccata e a 14 giovani, provvisti di regolare visto, è stato impedito di viaggiare. Solo al seminarista Gesuita Emmanuel è stato permesso di imbarcarsi.

Paul Mohan, coordinatore della Commissione cattolica della gioventù della diocesi di Hyderabad, racconta a Fides la disavventura e la cocente delusione: «La mattina del 23 gennaio abbiamo passato i controlli di sicurezza all’aeroporto e raccolto le carte d’imbarco per raggiungere l’Ufficio immigrazione. Ci hanno tenuti in attesa per più di un’ora e poi ci hanno rifiutato il permesso». E prosegue: «È stato un fatto molto triste per tutto il gruppo. Abbiamo cercato in tutti i modi una via d’uscita, dialogando con i membri dell’Ufficio e con i funzionari delle compagnie aeree. Abbiamo spostato il biglietto al giorno dopo, pagando una penale e sperando che tutto si chiarisse. Ma il giorno dopo, l’Ufficio ci ha fermato nuovamente, anche se avevamo tutti un regolare visto e le lettere di accompagnamento dei Vescovi».

Il biglietto aereo che i giovani avevano acquistato, costa 300.000 rupie pakistane (circa 1.800 euro). Atif Sharif, Coordinatore del movimento «Jesus Youth» di Karachi, parlando a Fides rileva: «È una patente discriminazione: se si soddisfano i criteri, se si ha la regolare documentazione richiesta dai Consolati di paesi esteri e si ottiene il visto, un cittadino deve essere libero di partire. Tra l’altro vi è stato un enorme investimento per un viaggio all’estero. Oggi è il nostro governo che ci discrimina».
«Il diritto al movimento, incluso il diritto a compiere un viaggio, è un diritto fondamentale di ogni cittadino. In alcuni casi il governo può inserire i nomi di alcuni cittadini nella speciale Lista di controllo di uscita, applicando un restrizione per impedire l’espatrio. Ma, se non è così, i dipartimenti governativi non possono impedire alle persone di viaggiare, se hanno tutti i documenti a posto» nota a Fides p. Bonnie Mendes, sacerdote di Faisalabad. P. Mendes afferma: «A questo punto è necessaria una battaglia politica e legale per tutelare questo diritto. È una questione che dovranno affrontare la Commissione Giustizia e Pace o la Commissione per i diritti umani».

fonte: agenziafides/red

Chiesa cattolica svizzera

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