Domenica dei Popoli. Messaggio dei Vescovi Svizzeri

Cari fratelli e sorelle,

Decisamente papa Francesco lo si riconosce dal suo stile di scrittura. Ci ha abituati a reperire alcune parole forti attorno a cui si dispone il suo pensiero. Assai spesso tali parole sono dei verbi. Nella struttura grammaticale di molte lingue il verbo è designato, oggigiorno, come il motore della frase. Un motore con una sua potenza di propulsione, di dinamismo. Un motore che, con una tecnologia e una sua complessità sempre più performante, permette spostamenti più agili e più rapidi. Per sostenere il nostro andare verso i rifugiati, la riflessione del papa si cimenta, in occasione della giornata che è loro dedicata quest’anno, attorno a quattro verbi. Quattro verbi che sono altrettanti motori per condurci, rapidamente e lontano, verso i nostri fratelli in umanità. Anche loro giungono da così lontano! Talora su un volgare canotto dal motore quasi marcio! Spesso alla velocità d’un uomo che procede passo per passo, perché sono centinaia, se non migliaia, i chilometri da percorrere con un unico fardello: la speranza d’entrare in una terra più ospitale. Quelle terre che li hanno visti nascere si sono rese infatti inabitabili. I conflitti politici hanno provocato cataclismi umani tali che il loro paese natale è diventato «terra arida, assetata, senz’acqua» (Salmo 62). Quindi partono. La lasciano. Errano allo sbaraglio, esposti al buon cuore o alle cattive intenzioni degli altri.

Niente rimpiazza la lettura diretta del messaggio del papa. Occorre leggerlo e cercar di viverne. Tuttavia, per permettere un «giro di riscaldamento» che meglio ci accosti alla forza del suo messaggio, metto in moto, uno dopo l’altro, i quattro motori, afferrando al volo una o due frasi per ciascuno di loro.

Accogliere: Dopo aver rammentato il fondamento biblico dell’accoglienza recata all’immigrato e la centralità evangelica della persona umana, il messaggio considera la situazione attuale e afferma: «Accogliere significa innanzitutto offrire a migranti e rifugiati possibilità più ampie di ingresso sicuro e legale nei paesi di destinazione.» «Le espulsioni collettive e arbitrarie di migranti e rifugiati, soprattutto quando esse vengono eseguite verso paesi che non possono garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali.»

Proteggere: Quest’azione si sviluppa in molti modi diversi. Fissiamoci su questo punto forte, che ci interpella: le persone hanno diritto alla protezione nel loro paese d’origine e questa protezione «andrebbe continuata, per quanto possibile, in terra d’immigrazione, assicurando ai migranti un’adeguata assistenza consolare, il diritto di conservare sempre con sé i documenti di identità personale, un equo accesso alla giustizia, la possibilità di aprire conti bancari personali e la garanzia di una minima sussistenza vitale.»

Promuovere: Il messaggio ricorda con vigore che il ›vivere assieme’ è un bene per tutti e che ogni essere umano ha il diritto di potersi realizzare nelle componenti della natura umana. «Siccome il lavoro umano per sua natura è destinato ad unire i popoli, incoraggio a prodigarsi affinché venga promosso l’inserimento socio-lavorativo dei migranti e rifugiati, garantendo a tutti – compresi i richiedenti asilo – la possibilità di lavorare, percorsi formativi linguistici e di cittadinanza attiva e un’informazione adeguata nelle loro lingue originali.»

Integrare: la visuale d’avvicinamento dovrebbe essere quella d’una chance offerta per un mutuo arricchimento tra culture. Perciò, «il contatto con l’altro porta piuttosto a scoprirne il «segreto», ad aprirsi a lui per accoglierne gli aspetti validi e contribuire così ad una maggior conoscenza reciproca. » «Insisto ancora sulla necessità di favorire in ogni modo la cultura dell’incontro, …sviluppando programmi tesi a preparare le comunità locali ai processi integrativi.»

Al termine del messaggio, papa Francesco si rallegra dell’impegno preso dai dirigenti mondiali. Difatti gli Stati hanno preso la risoluzione di redigere, entro la fine dell’anno in corso, due accordi, uno sui rifugiati, l’altro sui migranti.

Attorno a questi quattro verbi che aprono tante piste, siamo invitati a condividere il messaggio del Papa, a portarlo nella preghiera, affinché questi accordi contribuiscano a migliorare la vita dei rifugiati e dei migranti.

Che la sua lettura orienti la nostra azione, affinché, «in conformità al sommo comandamento divino, impariamo tutti ad amare l’altro, lo straniero, come noi.»

«»  Jean-Marie Lovey crb

Vescovo di Sion

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