Come cambiare se la Chiesa è autoritaria?

di Don Italo Molinaro

La Chiesa istituzione è percepita come autoritaria, paternalista e arroccata a una visione giuridica, quando parla della famiglia. È la pesante accusa uscita da centinaia di rapporti raccolti in tutta la Svizzera in questi mesi, come reazione al prossimo Sinodo dei vescovi sulla famiglia.

Come prete il mio primo sentimento è di sorpresa e rifiuto: com’è possibile che la mia missione, con tutto il cuore, i sentimenti, la buona volontà che ci metto, sia percepita in questo modo? Com’è possibile che la proposta cristiana, così affascinante e ricca, risulti alla fine indigesta?

Possiamo rifiutare con sdegno o senso di superiorità queste critiche, oppure possiamo prenderle sul serio per capire che cosa significano nel profondo. E personalmente vorrei tanto incamminarmi in questa seconda via. Insomma: se suscitiamo un tale senso di rifiuto, o sono tutti cattivi quelli che ci guardano e ascoltano, o c’è in noi Chiesa-istituzione qualcosa che ancora non va.

Il rapporto svizzero ci fa riflettere sulla comunicazione dei valori in una società postmoderna. Forse come persone attive nella Chiesa non ci siamo ancora resi abbastanza conto che oggi le persone non accettano giudizi di valore, e men che meno condanne. Sono allergiche ai toni autoritari, ai rimproveri, al sarcasmo amaro e a quell’ironia tanto facile quando distruttiva. Non accettano ad esempio che la Chiesa, quando insegna, non valorizzi il vissuto concreto della gente e lo dichiari quindi sempre insufficiente. Come una mamma o un padre per i quali i risultati dei figli non bastano mai.

Quando vado a visitare una famiglia e vedo come agiscono i genitori con i figli sono spesso ammirato: quanta pazienza, quanto dialogo, e funziona! Magari una nonna risolverebbe tutto con uno scapaccione, magari infinite contrattazioni sembrano un’inutile spreco di energie, ma oggi è così che funziona e vorrei dire: mi sembra una modalità decisamente degna della grandezza umana, che valorizza la libertà, che fa crescere l’autonomia e nel contempo alimenta la relazione. Quando la Chiesa pretende di insegnare alle famiglie, dovrebbe quindi forse imparare di più dalle famiglie! Invece di proclamarsi troppo affrettatamente «madre», dovrebbe mettersi umilmente alla scuola di tante madri che tra mille peripezie oggi sono una risorsa straordinaria per la loro famiglia, per la comunità, per la Chiesa.

Siamo pronti oggi ad accettare le critiche del rapporto svizzero? Che effetto faranno in Vaticano? Certo è sempre utile vagliare con prudenza, ma credo proprio che il fondo di queste critiche sia valido e, dico di più, assolutamente evangelico. Se la parola «conversione» non ha più senso per noi, leggiamo queste venti paginette e ben presto la concretezza di materializzerà.

Per leggere il rapporto svizzero in italiano: http://www.ivescovi.ch/content/download/11686/114819/file/Rapporto_dibattiti+presinodali_2015.pdf

 

Chiesa cattolica svizzera

https://www.catt.ch/blogsi/come-cambiare-se-la-chiesa-e-autoritaria/