Facoltà di Teologia di Lugano: «C'è bisogno nella Chiesa della rivoluzione dell'interiorità femminile»

In occasione della Settimana intensiva di corsi alla Facoltà di Teologia di Lugano dedicati alla donna nella Chiesa, abbiamo incontrato madre Cristiana Dobner, carmelitana e teologa, che durante la giornata di oggi ha esposto due figure centrali dell’universo femminile carmelitano: santa Teresina di Lisieux e Santa Teresa d’Avila.

Madre Dobner, non ci sarebbe bisogno nella Chiesa di oggi di una maggiore presenza femminile negli ambiti consultori e nei processi decisionali delle strutture ecclesiali?

«Iniziative come questa Settimana intensiva organizzata dalla Facoltà di Teologia di Lugano, servono senz’altro a «sbloccare» la situazione, a «snebbiarci». Come Teresa d’Avila, si tratta di rompere i vincoli. Teresa, prima di entrare in monastero, si innamora di un suo lontano cugino e per questo viene prelevata dal suo ambiente per essere messa in un periodo di educandato. La società di allora non concepiva per la donna la possibilità di innamorarsi. Questo dimostra quanto le strutture societarie fossero forti e soffocanti. Immaginiamo fondare nuovi monasteri, soprattutto con l’introduzione dell’oracion. L’intenzione di Teresa, da figlia della Chiesa, era di diventare simile al Signore Gesù. Per questo individua nell’oracion qualcosa di essenziale: andare da Gesù, considerandolo quale Padre, fratello, Maestro, raccomandandogli i bisogni di tutti, anche i propri, in un atteggiamento di incontro. Un’ enorme rivoluzione femminile. Infatti, allora, la donna poteva coltivare solo la preghiera vocale. Lei invece va a fondo, capisce che le donne devono cercare il Signore perché sono cercate, al pari degli uomini. E capace di scrivere, trasmettere, comunicare tutto questo Teresa ha avuto la grazia di mettere ordine nel mondo interiore femminile. Ed è qui che Teresa diventa Dottore della Chiesa, poiché aiuta a trovare anche le donne la presenza di Dio dentro l’anima. Qual è il segreto di tutto questo? La concretezza della propria esistenza, testimoniata anche dalla sua devozione viva per l’umanità di Cristo. Teresa era estremamente concreta, un modello di donna in questo senso».

Anche oggi la donna, deve avere il coraggio analogo di farsi sentire. Guardiamo ad esempio all’inserto dell’Osservatore Romano, Donne-Chiesa-mondo: esso ci testimonia dei nostri piccoli concreti passi avanti. La donna chiede di essere riconosciuta. Ciò non toglie che presso i Dicasteri della curia romana le donne non siano ancora veramente presenti. La realtà è questa».

Oltre a Teresa, vuole ricordarci un’altra figura di donna a lei legata che trasmette un messaggio attuale?

«Ci sono delle bellissime storie di donna legate alla figura di Teresa. Penso a Julia Cristeva, intellettuale bulgara atea, semiologa, psicanalista, letterata nonché Presidente del Comitato francese per i disabili, a causa della malattia del figlio. Un giorno Jiulia viene contattata da un editore, per scrivere le biografie di alcuni personaggi, tra cui Teresa d’Avila, che non conosceva. Cosa accade? Diventerà una grandissima studiosa di Teresa d’Avila, scrivendo uno dei libri più belli che abbia mai letto su di lei: Thérèse mon amour, sebbene da un punto di vista psicanalitico ed ateo».

 

Chiesa cattolica svizzera

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