La Chiesa per i giovani, un’emerita sconosciuta

di Don Rolando Leo

Mai avrei pensato di diventare prete.

Ero un ragazzino normalissimo, anzi piuttosto discolo e capriccioso in famiglia. Tutto mi sembrava dovuto, ma non era dovuto per me frequentare la Chiesa. Raramente andavo all’oratorio, magari semplicemente per vedere un film. Lì incontravo un prete simpatico ma poi finiva tutto. Non mi lasciavo tanto coinvolgere, non mi mettevo in gioco (quel prete poi lo ritrovai tanti anni dopo … in parrocchia altrove).

Anche l’Eucarestia domenicale era un momento talvolta un po’ pesante e subìto. Non sempre frequentavo, ma a 15 anni mi capitava di tentare di ascoltare qualche parola di don Vittorino Piffaretti, allora arciprete di Mendrisio, dove sono cresciuto con la mia famiglia.

Alla cresima, tredicenne, non capii molto, il catechismo era stato una passeggiata all’acqua di rose; sempre mi trovavo comunque circondato da alcune persone volontarie, buone ma poco significative per me. Quando il vescovo Ernesto Togni mi ha abbracciato dopo avermi unto il giorno fatidico, c’era tanta emozione ed ero riuscito almeno a cogliere che avevo a che fare con qualcosa di importante, di sacro, che mi sfuggiva.

Solamente dopo i 18-20, facendo esperienze educative in campi e colonie parrocchiali, mi si sono presentati dei personaggi interessanti, dei sacerdoti che mi hanno interpellato interiormente. Solamente però dai 25 anni ho forse iniziato a maturare la consapevolezza, lentamente, che la mia vita sarebbe potuta essere come quella del «don» di turno. «Chissà!» Mi dicevo … fantasticando ma non troppo, rimanendo sempre più affascinato da quello stile, da quel modello di amore … «forse potrei fare come lui!».

Ed ora sono qui, a Bellinzona ormai da quasi 9 anni, prete da 10!

Ringrazio Dio continuamente per questa intuizione che mi ha fatto percepire ormai quasi trentenne e che mi ha cambiato definitivamente (ontologicamente) il mio essere, la mia vita.

Ringrazio molto perché vivo un ministero straordinario, nella scuola, come ho sempre desiderato (la mia prima vocazione era quella del maestro), in mezzo ai giovani di Azione Cattolica, degli scaut, della Pastorale Giovanile, dei corsi di formazione per animatori; ed è così tutto l’anno! Si tratta di un ministero prezioso, non tanto perché lo svolgo io, ma perché è fondamentale che sia esercitato fra le nuove generazioni da noi preti, per far scoprire un volto forse poco compreso e sconosciuto del cristianesimo, della Chiesa, che in molti ambienti giovanili ecclesiali è viva, fresca, giovane! Questo è il mio compito, in quanto nella società giovanile odierna non è così; la Chiesa è un’emerita sconosciuta.

Vivo a Bellinzona ma forse mi si vede poco, in quanto i miei incarichi mi portano spesso fuori città, a Lugano e in giro per il cantone.

Ciononostante in un angolo ben preciso del mio cuore c’è spazio per la comunità della Collegiata, a cui ormai sento un po’ di appartenere, in quanto è lei ad avermi adottato, ospitato, e con lei sto percorrendo un tratto della mia vita sacerdotale, ormai giunta al primo decennio speso.

Grazie per il vostro sostegno.

 

Chiesa cattolica svizzera

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