Migranti, nunzio Usa: «erigere muri è diventata una moda»

«Erigere i muri è diventata ormai una moda per affrontare il tema delle migrazioni. Ma questo non libera le persone dalla loro solitudine o dalla paura interiore». Lo ha detto il nunzio apostolico negli Stati Uniti, mons. Christophe Pierre, ieri durante l’incontro inaugurale del Meeting di Rimini, organizzato da Comunione e Liberazione.

La vera rivoluzione

Secondo il diplomatico, occorre promuovere il «dialogo con le persone con culture diverse dalle nostre» e «andare all’incontro con l’altro disarmati». Mons. Pierre ha anche osservato che «siamo alle soglie di un cambiamento epocale». «Parliamo di una rivoluzione tecnica, una rivoluzione delle comunicazioni con internet e smartphones. Alcuni parlano ancora di rivoluzioni marxiste e socialiste; mentre altri credono in un ritorno al nazionalismo», ha osservato il nunzio chiedendo «qual è la vera rivoluzione?». «La vera rivoluzione è quella del cuore», ha risposto.

Infine, riflettendo sulla trasmissione della fede ai giovani, mons. Pierre ha ribadito che «il mondo di oggi ha bisogno di testimoni: genitori, educatori, politici, compagni di lavoro e sacerdoti. È per questo motivo che il Santo Padre come don Giussani – ha ricordato il nunzio – vuole una Chiesa vicina alla gente, una Chiesa che non sia autoreferenziale ma sia in uscita con la gioia del Vangelo».

Intanto, Unicef, in un suo recentissimo rapporto, denuncia: 68.409 bambini migranti sono stati detenuti in Messico fra il 2016 e aprile 2018, il 91% dei quali sono stati espulsi verso l’America Centrale. Circa 96.216 migranti dall’America centro-settentrionale, fra cui 24.189 donne e bambini sono stati rimpatriati dal Messico e dagli Stati Uniti fra gennaio e giugno di quest’anno; oltre il 90% è stato espulso dal Messico.

Senza casa

«Milioni di bambini nella regione sono vittime di povertà, indifferenza, violenza, migrazioni forzate e paura di essere espulsi», ha dichiarato Marita Perceval, direttore regionale dell’Unicef per l’America Latina e i Caraibi. «In molti casi, i bambini che sono rimandati nei loro Paesi d’origine non hanno nessuna casa in cui tornare, e finiscono per essere sommersi dai debiti o sono presi di mira dalle gang criminali. Essere riportati a situazioni invivibili rende più probabile una nuova migrazione».

Ridurre le cause scatenanti

Secondo il rapporto dell’Unicef, estrema violenza, povertà e mancanza di opportunità non sono soltanto cause delle migrazioni irregolari di bambini dall’America centro-settentrionale (El Salvador, Guatemala e Honduras) e dal Messico, ma anche conseguenze delle espulsioni dal Messico e dagli Stati Uniti, evidenzia l’agenzia dei vescovi italiani. L’Unicef ha invitato i governi «a lavorare insieme per attuare delle soluzioni che aiutino a ridurre le cause scatenanti delle migrazioni irregolari e forzate ed a tutelare il benessere dei bambini rifugiati e migranti durante il viaggio».

Lo scandalo degli abusi

«Conosco bene i vescovi americani e vedo una preoccupazione seria che è anche quella del Santo Padre», ha quindi concluso mons. Christophe Pierre, riferendosi agli ultimi fatti di nuovi e ripetuti casi di abusi a opera di membri del clero e rivelati nelle scorse settimane negli Stati Uniti. «Tutti i membri della Chiesa, e non solo i vescovi e i preti, devono trovare risposte vere al problema», ha sottolineato il rappresentante diplomatico della Santa Sede. Risposte che «non devono essere» solo di tipo «giuridico», perché «sappiamo che non riusciremo mai a evitare il male anche con i migliori sistemi giuridici». Mons. Pierre ha chiesto discrezione «in questo contesto di scandalo e sofferenza, perché è importante da parte nostra non aumentare la confusione«. «La tentazione – ha ribattuto – sarebbe quella di parlare e straparlare». Infine, il nunzio ha riflettuto sul fatto che «siamo in un momento di cambio di epoca e di difficoltà di trasmettere la fede» e «lo scandalo è un ostacolo per la trasmissione della fede».

Agenzie/red

Chiesa cattolica svizzera

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