Una «leadership rinnovata» di «persone e istituzioni» che ci aiuti a «scoprire e vivere» un modo «più giusto» di stare al mondo come «partecipi di un destino comune», senza il «rumore dei proclami che spesso rimangono vani» o antagonismi «tra chi gioca a fare il più forte». Questa l’esortazione del Papa ai partecipanti alla Conferenza mondiale di Etica teologica cattolica, in corso fino a domenica a Sarajevo, in Bosnia ed Erzegovina.
«Fare rete tra persone che, nei cinque continenti, con modalità ed espressioni diverse, si dedicano alla riflessione etica in chiave teologica e si sforzano di trovare in essa risorse nuove ed efficaci», afferma. Con tali risorse si possono condurre analisi appropriate, ma soprattutto mobilitare energie in ordine ad una prassi compassionevole e attenta al dramma umano per accompagnarlo con cura misericordiosa».
Per tessere questa rete, precisa, «urge prima di tutto tra di voi costruire ponti, condividere percorsi, accelerare avvicinamenti. Non si tratta certo di uniformare i punti di vista, ma piuttosto di cercare con volontà sincera la convergenza negli intenti, nell’apertura dialogica e nel confronto sulle prospettive».
«Dall’esercizio di tali atteggiamenti trarrete le vostre ispirazioni per analisi penetranti, attente alla complessità del fenomeno umano. E imparerete sempre meglio le forme della fedeltà alla Parola di Dio che ci interpella nella storia e della solidarietà con il mondo, sul quale non siete chiamati a emettere giudizi, ma a indicare strade, accompagnare cammini, lenire ferite, sostenere fragilità«.
Cambiamenti climatici e realtà migratorie sono al centro del dibattito di Sarajevo: la sfida ecologica, mette in luce Francesco citando la Laudato si’, «contiene in sé aspetti che possono causare gravi squilibri, non solo sull’asse del rapporto tra l’uomo e la natura, ma anche su quelli delle relazioni tra le generazioni e tra i popoli». Si tratta di una sfida che è «l’orizzonte di comprensione dell’etica ecologica e al tempo stesso dell’etica sociale».
Il Papa richiama anche il Proemio della recente Costituzione apostolica Veritatis gaudium, in cui ha illustrato i criteri di fondo per «un rinnovamento e un rilancio degli studi ecclesiastici», tra cui appunto l’importanza del «dialogo a tutto campo», del quale suggerisce ora di essere «appassionati», e la necessità di «fare rete» tra le diverse istituzioni che nel mondo promuovono gli studi ecclesiastici. Solo così saranno possibili «analisi penetranti, attente alla complessità del fenomeno umano», nella «fedeltà alla Parola di Dio» che ci interpella nella storia e nell’ottica della solidarietà con il mondo, sul quale non si è chiamati a «emettere giudizi» ma a «indicare strade, accompagnare cammini, lenire ferite, sostenere fragilità». Lo spirito, dunque, è quello della «condivisione» che Francesco augura di portare avanti «con frutto» per tutta la Chiesa.
Agenzie/red
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