Bari, incontro ecumenico: «Ispira cose buone nei cuori di coloro che vogliono la guerra e pacifica le loro menti tormentate»

Papa Francesco ha invitato a Bari i Patriarchi e i capi delle Chiese d’Oriente per pregare insieme per quella pace ferita e schiacciata in molte delle loro terre e tanti, a cominciare da Bartolomeo I, hanno risposto con un calore che ormai non fa più notizia, perché è un valore acquisito. Dalle 8.20 e per lunghi minuti l’abito bianco e le talari nere si intrecciano sul sagrato della Basilica di San Nicola, in una sequela di abbracci e scambi di saluti. Poi, mentre il Papa si ferma a salutare la comunità dei Domenicani della Basilica, i Patriarchi scendono nella cripta e si dispongono al primo atto della giornata: un atto di venerazione davanti alle reliquie del Santo vissuto nel tra il terzo e quarto secolo, amato da cattolici e ortodossi, che ricorda il tempo in cui la Chiesa da Oriente a Occidente viveva come un corpo indiviso.

Quindi, dopo la visita alle reliquie, un’intensa invocazione per la pace in Medio Oriente, da sponda a sponda del Mediterraneo, a Bari, città ponte tra Oriente e Occidente. A esprimerla in tutte le lingue di questa antica terra, dall’arabo al greco, assiro e armeno, sono proprio i Capi delle Chiese cristiane del Medio Oriente riuniti con Papa Francesco in questa giornata di riflessione e preghiera per la pace.

Cristiani insieme per il Medio Oriente» è il «motto» di questo momento di preghiera. Si alternano sul palco allestito in largo Giannella, sul lungomare di Bari, Teodoro II, patriarca greco ortodosso di Alessandria; Ignazio Aphrem II, patriarca siro-ortodosso di Antiochia e Tutto l’Oriente, il cardinale Béchara Boutros, patriarca maronita di Antiochia e Tutto l’Oriente, Aram I, catholicos di Cilicia degli Armeni, Mor Ignazio Youssef III, patriarca siro cattolico di Antiochia, il metropolita Vasilios di Konstantia e Ammochostos, Chiesa di Cipro, il metropolita Hilarion di Volokolamsk, Patriarcato di Mosca.

Ma la prima parola è di Papa Francesco: «l’indifferenza uccide, e noi vogliamo essere voce che contrasta l’omicidio dell’indifferenza. Vogliamo dare voce a chi non ha voce, a chi può solo inghiottire lacrime, perché il Medio Oriente oggi piange, soffre e tace, mentre altri lo calpestano in cerca di potere e ricchezze«. Dal palco posto sul lungomare di Bari, il Pontefice ha ricordato il Medio Oriente «crocevia di civiltà e culla delle grandi religioni monoteistiche» e luogo da dove «sono sgorgate le fresche sorgenti della spiritualità e del monachesimo. Lì si conservano riti antichi unici e ricchezze inestimabili dell’arte sacra e della teologia, lì dimora l’eredità di grandi Padri nella fede».

Questa tradizione, ha rimarcato il Pontefice, «è un tesoro da custodire con tutte le nostre forze, perché in Medio Oriente ci sono le radici delle nostre stesse anime. Ma su questa splendida regione si è addensata, specialmente negli ultimi anni, una fitta coltre di tenebre: guerra, violenza e distruzione, occupazioni e forme di fondamentalismo, migrazioni forzate e abbandono, il tutto nel silenzio di tanti e con la complicità di molti.

Il Medio Oriente – ha affermato Papa Francesco – è divenuto terra di gente che lascia la propria terra. E c’è il rischio che la presenza di nostri fratelli e sorelle nella fede sia cancellata, deturpando il volto stesso della regione, perché un Medio Oriente senza cristiani non sarebbe Medio Oriente». Da qui l’appello alla preghiera «per invocare dal Signore del cielo quella pace che i potenti in terra non sono ancora riusciti a trovare. Dal corso del Nilo alla Valle del Giordano e oltre, passando per l’Oronte fino al Tigri e all’Eufrate, risuoni il grido del Salmo: ›Su te sia pace!’. Per i fratelli che soffrono e per gli amici di ogni popolo e credo, ripetiamo: Su te sia pace! Imploriamolo in modo particolare per Gerusalemme, città santa amata da Dio e ferita dagli uomini, sulla quale ancora il Signore piange: Su te sia pace!».

Un appello pienamente colto dagli altri capi delle Chiese riuniti col Papa. «Tu Re celeste, buono e amico degli uomini – dice poi il Patriarca ecumenico Bartolomeo I – ispira cose buone nei cuori di coloro che vogliono la guerra e pacifica le loro menti tormentate, pacifica anche i nostri cuori, libera noi e tutti gli uomini dai desideri malvagi ed avidi e semina nei nostri e nei loro cuori uno spirito di giustizia, di riconciliazione e di amore verso tutti i nostri fratelli».

Forte la preghiera Tawadros II, Papa di Alessandria e Patriarca della Sede di San Marco, che fa riecheggiare qui a Bari il dolore e la testimonianza di fede che hanno dato i copti ortodossi di Egitto, vittime di numerosi attentati terroristici. «Ti ringraziamo – dice – perché tu ci hai protetti, ci ha aiutati, ci hai preservati, ci hai accolti, ci hai risparmiati, ci hai sostenuti e ci hai condotti a quest’ora… concedici la pace che riempie i cuori».

E Mar Gewargis III, catholicos-patriarca della Chiesa assira dell’Oriente, aggiunge: «Ti preghiamo, dunque, di elargire abbondantemente tranquillità, pace e riconciliazione in un mondo agitato e afflitto. Illumina i cuori dei capi delle nazioni perché collaborino a far avvicinare sempre più i popoli tra loro per il bene di tutta l’umanità e a preservare la nobile immagine dell’uomo che le tue mani hanno plasmato».

Dopo questo momento di preghiera, Papa Francesco e i Patriarchi ritorneranno in basilica dove vi sarà una importante sessione di dialogo e riflessione a porte chiuse e di due ore sulle sfide della pace e dei cristiani che vivono in queste martoriate terre.

Al termine dell’incontro, tutti usciranno sul sagrato della Basilica e Francesco leggerà un messaggio conclusivo. Quindi, un gruppo di bambini farà volare delle colombe in segno di pace.

Agenzie/red

Chiesa cattolica svizzera

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