Nel Mediteranneo si continua a morire e l'accordo di Bruxelles convince sempre meno gli stessi politici

È di ieri la notizia che, in mare, hanno perso la vita altri migranti, con un nuovo pesantissimo bilancio di vite umane: almeno un centinaio di dispersi, dati ormai per annegati. E tra loro almeno tre piccoli, poco più che neonati, i cui corpi sono stati raccolti dai soccorsi della Guardia Costiera libica che è riuscita a salvare solo 16 delle persone che erano a bordo. Il naufragio è avvenuto alle quattro di notte, due ore prima dell’alba, sei-sette miglia al largo ad est di Tripoli. Il barcone, vecchio, con circa 120-125 persone a bordo, ha cominciato a cedere con crepe a prua e i migranti si sono ammassati poppa, dove però il motore ha preso fuoco.

Un altro tragico bilancio che si va ad aggiungere a quei nuovi numeri, rimbalzati dall’Agenzia delle Nazioni Unite per la migrazione (Oim), che solo dall’inizio dell’anno ha contato già 1000 morti nel Mediterraneo, oltre 650 solo sulla rotta tra il Nordafrica e l’Italia.

Intanto le decisioni prese a Bruxelles convincono sempre di meno. E la lite a distanza tra il premier italiano Giuseppe Conte ed il presidente francese Emmanuel Macron sui centri volontari per i migranti diventa emblematica del caos. È proprio il concetto di volontarietà – cardine attorno al quale ruota tutta l’intesa – a rendere tutto troppo vago.

Le piattaforme di accoglienza da condividere in Europa tra gli Stati «volenterosi» diventano il primo casus belli. «I centri sorvegliati di accoglienza in Ue su base volontaria vanno fatti nei Paesi di primo ingresso, quindi sta a loro dire se sono candidati ad aprire questi centri. La Francia non è un Paese di primo arrivo», mette le mani avanti Macron. La responsabilità sarebbe dunque di Italia, Spagna e Grecia. 

Alcuni sottolineano che nel testo delle conclusioni del Consiglio la parola «volontario» ricorra ben quattro volte. Si parla di «reinsediamenti volontari», di «base volontaria» per l’apertura di centri negli Stati membri da destinare alla selezione dei rifugiati rispetto ai migranti economici. «A base volontaria» vengono definiti anche ricollocamenti e reinsediamenti, e il documento cita anche i «rimpatri umanitari volontari». Nessuna decisione vincolante insomma.

Agenzie/red

 

Chiesa cattolica svizzera

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