Medio Oriente, il Papa: «emigrati delle Chiese orientali possano trovare accoglienza»

La questione delle migrazioni

«I figli e le figlie delle Chiese Orientali cattoliche possano custodire la loro carica profetica, di annuncio del Vangelo di Gesù, anche nei contesti spesso più secolarizzati del nostro Occidente, dove giungono come emigrati o rifugiati. Possano trovare accoglienza sia sul piano pratico sia nell’ambito della vita ecclesiale, conservando e sviluppando il patrimonio delle proprie tradizioni». È l’auspicio espresso da Papa Francesco che oggi ha ricevuto in udienza i partecipanti alla Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali (Roaco) in occasione della 91ma Assemblea Plenaria che quest’anno coincide con il 50° di fondazione della Roaco. «Essi – ha sottolineato il Pontefice nel discorso consegnato – sono in grado di testimoniare ai nostri cuori, a volte intorpiditi, che vale ancora la pena di vivere e di soffrire per il Vangelo, pur essendo in minoranza o persino perseguitati, perché il Vangelo è la gioia e la vita degli uomini e delle donne di ogni tempo»

I cristiani epuloni

In Medio Oriente, dove c’è il rischio di «cancellare i cristiani», c’è un «grande peccato» che è quello della guerra, condotta con armamenti sofisticati, il «peccato della voglia di potere», al quale non sono estranee le «potenze mondiali» che non sono preoccupati della cultura, della fede e della vita di quei popoli ma hanno l’unico obiettivo di «prendere un pezzo e avere più dominio», provocando grandi flussi di emigrati verso altri paesi mediorientali e verso l’Europa, e poi c’è anche il peccato di alcuni «preti, qualche vescovo, qualche congregazione religiosa» che ricevono i «soli delle vedove» ma vivono da ricchi.  «Vorrei – ha detto quindi Jorge Mario Bergoglio in un discorso tutto a braccio – che questi epuloni religiosi cristiani, qualche vescovo, qualche congregazione religiosa si spogliasse di più in favore dei suoi fratelli delle sue sorelle». Papa Francesco ha poi ha spiegato: «Per i 50 anni della Roaco volevo leggervi questo discorso, tutti voi lo avete in inglese, ma come la preoccupazione per il Medio Oriente è grande, mi permetto di dire qualcosa che mi venga e consegno il discorso al cardinale Sandri perché lo conosciate tutti. E così non vi annoio ripetendo le cose».

Lo sguardo di dominio delle potenze

Il Medio Oriente, ha detto il Papa, «oggi soffre, piange e le potenze mondiali lo guardano non con tanta preoccupazione per la cultura, la fede, la vita di quei popoli ma per prendere un pezzo e avere più dominio. I cristiani tutti dicono «sono i primi nel Medio Oriente, dobbiamo rispettarli» ma i fatti non sono così. Il numero di cristiani diminuisce, parlavo l’altro giorno con il cardinale Zenari: diminuisce. E tanti non vogliono tornare, perché la sofferenza è forte: amano la terra, amano la fede ma la sofferenza è forte. E il Medio Oriente è la culla del cristianesimo, la terra di Gesù. Il vostro lavoro di aiuto al Medio Oriente, di preoccupazione per il Medio Oriente è molto grande, vi ringrazio tanto».

Coltivare la speranza nel Medio Oriente

L’ultima parola di Francesco è di speranza: «Il Signore non ci lascerà da soli – conclude – e per questo dico che il Medio Oriente è una speranza: una speranza che noi dobbiamo coltivare». Come voi state già facendo.

Agenzie/red

Chiesa cattolica svizzera

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