«Sant'Antonio fu migrante e naufrago in Sicilia»

«Sant’Antonio era un migrante, che naufragò sulle coste siciliane. Ispirandoci a lui dovremmo capire che è possibile unire il Nord e il Sud, non solo dell’Italia». Padre Giancarlo Zamengodirettore generale del «Messaggero di sant’Antonio«, pensa a una festa diversa in calendario oggi a Padova per ricordare il Santo portoghese, noto con il nome di Sant’Antonio da Padova (Lisbona, 15 agosto 1195 – Padova, 13 giugno 1221) : «È vero, gli interrogativi sull’accoglienza sono tanti. Certo deve essere condivisa il più possibile, perché non è giusto scaricare la responsabilità solo su alcuni. Ma non possiamo dimenticare che è un valore che ci caratterizza come italiani e come uomini».

Perché sant’Antonio è così amato?
Attraverso di lui il Signore ha voluto manifestare una dimensione della fede: il dono della grazia. Antonio è il Santo dei miracoli, le persone sanno che quando chiedono a Dio attraverso la sua intercessione qualcosa accade. Lo sperimentiamo continuamente, con miracoli che sorprendono anche noi frati.

Cosa rappresenta il Santo per le persone?
Nel tempo è diventato una presenza amica, un compagno di viaggio che fa parte della famiglia. Un amico che ci permette di affrontare le difficoltà e le preoccupazioni. Tanti ci raccontano di essere devoti perché la mamma o la nonna lo era. È un legame che si trasmette di padre in figlio.

E supera anche i confini dell’Italia?
La devozione è presente in tutto il mondo. I nostri frati della basilica sono in giro con la reliquia: in America, Canada, Australia. Non si tratta soltanto di italiani che sono andati a vivere all’estero, c’è una devozione diffusa persino nei Paesi musulmani. A Instambul abbiamo una chiesa con i nostri frati che ogni martedì si riempie di musulmani che vanno a cercare un aiuto da Sant’Antonio.

Come si concilia la devozione al Santo con una società che si allontana sempre di più dalla fede?
La pietà popolare è uno strumento prezioso, attraverso il quale la Chiesa viene evangelizzata dai poveri e dai semplici. Dagli ultimi della terra. Come non restare meravigliati quando la gente semplice e buona viene soltanto a mettere la mano sulla tomba del Santo, per chiedere di stargli vicino nella vita?

Sono tanti i miracoli attribuiti a sant’Antonio, eppure oggi si fatica a credere che i miracoli accadano davvero…
Il miracolo è l’irrompere continuo di Dio nella vita e nelle vicende degli uomini, una imprevedibilità che va fuori dai nostri schemi. Ce lo dicono le persone quando vengono a parlarci, ad esempio, dell’impossibilità di avere un figlio certificata dai medici. Dopo aver tentato ogni strada, poi improvvisamente gli si apre il dono della vita. Per non parlare delle piccole grazie quotidiane, come di fronte a un incidente automobilistico che avrebbe potuto avere conseguenze drammatiche e invece non è stato così.

fonte: agenziasir/red

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Chiesa cattolica svizzera

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