I giovani di Azione Cattolica di Locarno in ascolto di una storia vera

Una serata diversa. L’hanno vissuta venerdì a Locarno i giovani di Azione Cattolica che hanno accolto nell’ultimo appuntamento annuale del ciclo «Ritroviamoci» la futura blogger di catt.ch, Denise Carniel di Bellinzona. Quelle che pubblichiamo sono le sue impressioni dopo una serata di pura condivisione tra giovani di oggi, oltre ogni apparente possibile differenza.

««Quando smetterai di voler riempire il tuo bicchiere di felicità e inizierai a riempire quello degli altri scoprirai – con meraviglia – che il tuo sarà sempre pieno». La fragilità, le debolezze, gli sbagli, le lacrime, la tristezza: la società contemporanea, questa società dell’apparire, ci vorrebbe sempre sorridenti, sempre felici, annichiliti da una vita riposta nel cellophane. Mai una piega, mai una sgualcitura. «In questo mondo di eroi nessuno vuole essere Robin», canta Cremonini. Io voglio essere Robin, senza mantello e senza maschera. Voglio non essere la supereroina di turno, ma fare la differenza, come gli eroi che incontri tutti i giorni, magari in fila alla cassa del supermercato o seduti sulle panchine della mia città; eroi silenziosi vincitori sulla vita, fieri e dignitosi custodi del loro dolore, laboriosi esseri umani, padri e madri e figli degni di questo nome. Voglio imparare a concedermi sempre un pezzo di bellezza, guardando al mio essere tanto tanto sensibile, come se fosse un superpotere e non una condanna, come fosse una luce calda, che brilla a ponente, che mi ricorda sempre l’importanza dell’avere radici fuori e dentro: profonde, salde. Oltrespazio. Fuoritempo.

Perché cosa io decida di essere so che prima di tutto voglio essere autentica. Ed è lo stesso messaggio che ho portato alla serata dell’Azione Cattolica Giovani, venerdì a Locarno, ultimo incontro del «Ritroviamoci» annuale: ho parlato con loro di cose solo apparentemente semplici, ma non per questo facili, cose in cui io credo fermamente, per far sentire loro, la verità che si manifesta in uno sguardo sincero. È stato bello andare oltre le convenzioni e rendersi conto che «fare il proprio massimo possibile» è già molto, scoprire di «poter fare» al proprio meglio, contribuisce a rendere migliori le cose per chi abbiamo vicino.

Desiderare, sognare e poi cercare di realizzare qualcosa è assolutamente, la parte più bella:  c’è poesia del tempo che non è perso ma anzi viene allungato, esteso, riempito: come un piccolo grande vaso, di cui noi, siamo forma. Sì nel «costuire cose belle» c’è la voglia di migliorare, c’è il gusto di ogni gesto e perfino del pensiero; si impara a sentire oltre sè stessi e persino a commuoversi quando si capisce che il cuore di qualcuno è come il cielo, in cui dobbiamo solo imparare a volare ,per capire quanto è giusto, «mettersi nei panni di». Essere consapevoli che la differenza si sconfigge con la conoscenza, è un enorme passo in avanti.

Per mettersi «nei panni di» ci vuole un’enorme voglia di vivere, di sperimentare, di creare, di crederci. Essere convinti che la diffidenza si sconfigge con lo stare «vicini vicini» che vuol dire non essere aridi. Perché non potrà mai esserci deserto in colui che crede che se piove, i fiori crescono dovunque. A livello antropologico si fanno tanti discorsi sull’essere unici. Ma piuttosto che rimarcare il confine che ci separa, dovremmo imparare a pensare all’alleanza che ci unisce, ai sentimenti buoni che accomunano tutti. Perché lo spirito è più potente della carne e l’emotività fa la differenza. Avere il cuore in pace è la più grande medicina. L’idea che il nostro «guardare dentro» possa fare da farmacia ad un’altra persona è solo e semplicemente bello. Perché il motore di un essere umano è prima di tutto il cuore…. il resto segue come può. Il cuore aperto dona la via, perché sanno di buono coloro i quali, chissenefrega se mi sporco la pelle, il vestito, nel tentare di lottare, l’importante è che il resto rimanga immacolato.

È stato bello parlare a dei ragazzi, con «l’energia di chi ama vivere«. Perché in questo mondo in cui il «ti amo da morire» sembra l’unica opzione possibile, è bello vedere che c’è gente che ama se stessa amando gli altri, praticando la trasgressione del gesto gentile, del tocco fragile e delicato, trovando la sua strada nell’essere normale, nella preghiera per una vita bella, nel divertimento. Nella risata.

È bello vedere persone che sanno non fare differenza tra le mani che si stringono in preghiera, qualunque lingua parlino, qualunque pelle abbiano, qualunque cielo guardino.

«Grazie» allora a tutti coloro che ho incontrato, «Grazie» per gli abbracci, per le chiacchiere, per esserci stati. Mentre ho fatto il mio solito giochino delle parole, delle battute, dell’allegria: «Se oggi potessi scrivere una parola, una sola, quale sceglieresti?». CONDIVISIONE è la parola che è venuta fuori. Sì, c’è stata CONDIVISIONE. Che bel posto, il mondo, quando si condivide,quando ci si prende poco sul serio, quando si dà gioia. Siateci anche voi la prossima volta, perché ci si diverte, si mangia, si gioca, ci si conosce e ci si ritrova, e alla fine. Grazie perché l’Esserci, oggi, è un dono inestimabile».

 

Chiesa cattolica svizzera

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