Centrafrica, i leader religiosi: «Le violenze frutto di un piano per spartirsi il paese»

Le violenze che hanno sconvolto Bangui nei giorni scorsi «sono la manifestazione di un piano machiavellico messo in piedi da alcuni Paesi conosciuti che si dicono amici, con la complicità di alcuni patrioti». Parole dure quelle della Piattaforma dei Leader religiosi per la pace, che condanna senza mezzi termini il «massacro cieco e ignobile» avvenuto lo scorso 1° maggio nella parrocchia Notre Dame de Fatima che ha causato la morte di diversi fedeli e civili innocenti tra cui don Albert Toungoumala Baba, oltre ad un centinaio di feriti.

 

La denuncia dei leader religiosi centrafricani giunge all’indomani del vigoroso appello di Papa Francesco durante il Regina Coeli : «Invito a pregare per la popolazione della Repubblica Centrafricana, Paese che ho avuto la gioia di visitare e che porto nel cuore, e dove nei giorni scorsi sono avvenute gravi violenze con numerosi morti e feriti, tra cui un sacerdote. Il Signore, per intercessione della Vergine Maria, aiuti tutti a dire no alla violenza e alla vendetta, per costruire insieme la pace», ha detto il Pontefice dalla finestra del Palazzo Apostolico vaticano.

 

Incoraggiati dalle parole del Papa, i leader delle diverse fedi nel paese hanno diffuso un comunicato – rilanciato dall’agenzia Fides – in cui affermano che gli incitatori di queste violenze hanno degli obiettivi ben precisi e sono: la spartizione del Paese; rendere il Centrafrica ingovernabile; se necessario, metterlo sotto protettorato. «Tutte le confessioni religiose in Centrafrica si oppongono con forza a queste azioni di destabilizzazione», si legge nella nota della Piattaforma quale contribuisce, per la parte cattolica, il cardinale Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, il quale g ià nei giorni scorsi aveva stigmatizzato l’attacco e, a caldo, si era chiesto se esistesse «un’agenda nascosta» a guidare tali azioni.

 

Nzapalainga e gli altri leader religiosi invitano ora la popolazione, in particolare i giovani, «alla calma e a non lasciarsi trascinare all’odio e alla violenza». Nell’annunciare «azioni concertate per informare l’opinione pubblica nazionale e internazionale sul grave pericolo che minaccia la vita della nostra nazione», i rappresentanti delle religioni hanno deciso di proclamare «tre giornate di preghiera in tutte le chiese e moschee, il 10, 11 e 12 maggio, per il ritorno della pace nei cuori e negli animi e per salvaguardare il Paese dal pericolo messo in opera dai suoi nemici».

 

Di qui un appello al governo e alla Minusca (Missione ONU nella Repubblica Centrafricana) «di fare ogni sforzo per portare di fronte alla giustizia gli autori di questi atti odiosi».

VaticanInsider

Chiesa cattolica svizzera

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